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L’età contemporanea

                    successore di Mandela, Thabo Mbeki (1999), e quindi di Jacob Zu-
                    ma (2009), rappresenta un importante esempio per il continen-
                    te. Tuttavia, salvo eccezioni come la Tunisia e il Senegal, il ricam-
                    bio dei gruppi dirigenti africani avviene ancora perlopiù attraver-
                    so vie extraistituzionali e in forme violente. Il susseguirsi di colpi
     Le guerre      di Stato, di dittature, di guerre civili, religiose o etniche (in alcu-
     in Ruanda e Burundi  ni casi casi al limite del genocidio, come in Burundi e in Ruanda
                    negli anni ’60 e ancora nel 1994) ha scandito le vicende africane
                    del periodo successivo all’indipendenza, ma ha anche posto una
                    pesante ipoteca sullo sviluppo economico del continente.
                    Particolarmente colpita è la regione subsahariana, flagellata da
                    AIDS (che interessa nella regione quasi 30 milioni di abitanti), ca-
                    restie, sottoalimentazione e sottosviluppo cronico. A condiziona-
     I conflitti    re il panorama africano contribuisce anche la presenza dell’Islam,
     etnico-religiosi  all’origine di una complessa e frastagliata frontiera che, mentre
     nell’Africa    isola in parte dal resto del continente il Nordafrica (solidale al Me-
     subsahariana   dio Oriente e inserito nella Lega Araba), attraversa l’Africa orien-
                    tale e quella del Sahel concorrendo a intaccare la già precaria coe-
                    sione interna di importanti Paesi. È il caso della Nigeria, il più po-
                    poloso Stato africano, già teatro della guerra secessionista del Bia-
                    fra (1966-69) e lacerata ancora negli anni ’90 e nel 2000-2002 da
                    conflitti etnici a sfondo religioso nelle regioni musulmane set-
     Il Sudan e la  tentrionali e centrali. È ancora il caso del Sudan, dove le élite mu-
     questione del Darfur  sulmane del nord hanno imposto un’islamizzazione forzata con-
                    dotta dall’esercito e dalle milizie religiose; ne è nato uno scontro
                    ormai ventennale con le popolazioni cristiane e animiste del sud
                    (regione del Darfur) che ha prodotto un milione di morti. Nel
                    2010 il presidente sudanese el-Bashir è stato incriminato dalla Cor-
                    te penale dell’Aja per genocidio. Ulteriore esempio di conflitto a
                    valenza religiosa è quello che tra il 1998 e il 2000 ha contrappo-
     Etiopia ed Eritrea  sto l’Etiopia, a maggioranza cristiano-copta, all’Eritrea, a maggio-
                    ranza musulmana. Non stupisce quindi che l’Africa sia stata teatro
                    di attentati terroristiciad opera di gruppi islamici legati ad Al Qae-
                    da, che nel 1998 hanno preso di mira le ambasciate degli Stati Uni-
                    ti a Nairobi (Kenya) e a Dar es-Salam (Tanzania), nel 2003 il cen-
                    tro di Casablanca (Marocco) e nel 2005 il Cairo e Sharm el Sheik
                    (Egitto).
                    Conflitti interetnici legati alla povertà o al degrado, ma molto spes-
                    so al controllo paracoloniale delle risorse, si sono prodotti anco-
                    ra in Liberia (1989-1997), Sierra Leone (1989-1998), Angola (1999-
                    2002), Centrafrica e Costa d’Avorio (dal 2002).
                    Il caso più emblematico della crisi in cui versa l’Africa è quello del-
     Il dramma del Congo  l’ex Zaire, divenuto Repubblica democratica del Congo dopo
                    l’abbattimento della trentennale dittatura del maresciallo Mobu-
                    tu Sese Seiko (1995-1997), deflagrato dal 1998-1999 in quella che
                    è stata definita la prima guerra mondiale africana e che ha visto
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