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     L’età contemporanea


      LA CULTURA DELLA RESTAURAZIONE
      All’inizio del XIX sec. una nuova cultura  di J. de Maistre de Le serate di Pietro-
      fiorì in Europa; per molti versi antitetica  burgo (1821) costituiscono momenti im-
      al pensiero razionalista del Settecento,  portanti della nuova cultura. I temi ascrit-
      essa toccò la poesia, le arti figurative, il  ti tradizionalmente al Romanticismo pos-
      pensiero filosofico e quello politico: si  sono essere riassunti nell’importanza
      suole raccogliere tale fenomeno sotto  conferita allo studio della storia, nella ri-
      la generica denominazione di Romanti-  valutazione del Medioevo e dello spirito
      cismo. Inizio ne fu la rivista “Athenaeum”  religioso (del Cattolicesimo in particola-
      (1798-1800), curata dai fratelli  Schle-  re), nella contemplazione dello spirito el-
      gel; i  Discorsi alla nazione tedesca  lenico, nell’esaltazione del magismo e di
      (1807-1808) di  J.G. Fichte e la  Feno-  taluni aspetti mistici e irrazionali dell’e-
      menologia dello spirito (1807) di G.W.F.  sistere, in sostanza nella celebrazione
      Hegel, l’opera poetica di Novalis e di F.  della spontanea espressione della crea-
      Hölderlin, il pensiero politico e religioso  tività soggettiva.

                    no scomparsi interi Stati (come le repubbliche di Genova e Ve-
                    nezia) e principati ecclesiastici (Treviri ecc.); analoga sorte era
                    toccata al Sacro Romano Impero.
                    La sistemazione dell’Europa

                    Prima di tutto il Congresso ratificò la restaurazione dei Borboni in
                    Francia sulla base del principio legittimista, con l’ascesa al trono di
     Francia        Luigi XVIII (1814-1824). La Francia fu condannata a pagare una pe-
                    sante indennità di guerra (700 milioni di franchi). Essa, tuttavia, ri-
                    mase nel consesso delle grandi potenze grazie all’opera del mini-
                    stro Charles-Maurice Talleyrand-Périgord (1754-1838). Questi fe-
                    ce in modo che al Paese fosse restituito il rango internazionale che
                    aveva prima della Rivoluzione. Inoltre, si batté per impedire la spar-
                    tizione dei territori francesi ambiti dalle altre potenze, sostenendo
                    che l’equilibrio in Europa potesse essere mantenuto solo garan-
                    tendo alla Francia l’integrità territoriale. Così, rispetto al 1791, la
                    nazione perse solo la Savoia e la Sarre. Per impedire nuove spinte
                    espansionistiche, essa fu circondata a oriente da una serie di Stati-
                    cuscinetto: un cordone che partiva dal Piemonte e arrivava ai Pae-
                    si Bassi. Tra le colonie perse Haiti, possedimento francese nell’i-
     Austria        sola di Santo Domingo (Caraibi). In Austria, Francesco I d’Asbur-
                    go (1806-1835), pur rinunciando ai Paesi Bassi austriaci (Belgio e
                    Lussemburgo) e ad alcuni territori di secondaria importanza in am-
                    bito tedesco, ottenne i possedimenti che erano stati dominio del-
                    la Repubblica di Venezia (isole Ionie escluse). La Prussia di Fede-
     Prussia        rico Guglielmo IIIdi Hohenzollern (1797-1840) acquistò parte del-
                    la Sassonia e della Pomerania svedese, alcuni territori intorno al
                    Reno, Treviri, Colonia e la Ruhr. La Confederazione Germanica,
                    ridotta ad appena 39 territori (Prussia e Austria comprese) ebbe
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