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13 - La rivoluzione scientifica e l’evoluzione del pensiero politico
LE ACCADEMIE SCIENTIFICHE
La volontà di controllo manifestata da di Galileo nel processo alla teoria elio-
Chiesa e Stato, dopo il Concilio di Tren- centrica portò alla chiusura dell’acca-
to, nei confronti della cultura e della sua demia. Due nuove accademie, quella
diffusione obbligò letterati e scienziati a del Cimento in Toscana e quella degli
cercare una libertà fittizia: quella forni- Investiganti a Napoli, sorsero con gli
ta dalle accademie. L’Accademia dei stessi obiettivi culturali di quella roma-
Lincei fondata a Roma nel 1603 si pro- na. A Londra nel 1665 fu fondata un’im-
poneva di diffondere le scoperte scien- portante accademia scientifica che si ri-
tifiche di Galileo e il naturalismo della faceva direttamente agli insegnamenti
tradizione meridionale che si ricono- di Bacone, la Royal Society, sorta co-
sceva in Telesio, aprendo le porte alla me libera associazione fra dotti. In Fran-
scienza e alla conoscenza senza pre- cia Luigi XIV fondò l’Académie des
giudizi e dogmatismi. Il coinvolgimento Sciences di Parigi.
stipite del Giusnaturalismo fu Ugo Grozio (De iure belli ac pa- Grozio
cis, 1625), che pose la legge naturale dettata dalla ragione a
fondamento di un diritto valido per tutti i popoli. Molti pen-
satori (J. Locke, S. Pufendorf, I. Kant, J.J. Rousseau) sviluppa-
rono questa linea di pensiero in una visione laica dell’origine
della legge, e di conseguenza del rapporto tra libertà indivi-
duale e potere dello Stato. Espressione matura di questa ri-
flessione culturale furono le Dichiarazioni dei diritti dell’uomo
e le costituzioni francese e americana di fine ’700. In Inghil-
terra le due rivoluzioni inglesi avevano dimostrato come il po-
polo potesse revocare al re il suo mandato quando questo vio-
lasse la vita e la libertà individuale.
I sostenitori dell’assolutismo
Non tutti i pensatori si schierarono contro l’assolutismo: in
Francia Jean Bodin e in Inghilterra Thomas Hobbes sostenne-
ro i diritti e postularono i limiti del potere sovrano. Jean Bo- Bodin
din (1530-96), coinvolto nelle controversie politico-religiose
del suo tempo, nella sua opera I sei libri della Repubblica
(1576), sostenne l’esigenza di una politica di tolleranza fonda-
ta sull’assolutismo regio. Nel pensiero di Bodin il re, in quan-
to posto al di sopra di ogni setta religiosa o partito politico e
dunque sovrano assoluto sciolto da ogni autorità o legittima-
zione di terzi, diveniva massimo garante della pace, dell’ordi-
ne e dell’unità nazionale, quindi dell’esistenza stessa dello Sta-
to. Thomas Hobbes (1588-1679), vissuto durante il difficile pe- Hobbes
riodo della prima Rivoluzione inglese, godette della protezio-
ne di Carlo II. Il suo pensiero era sostanzialmente materialista,
razionalista e meccanicista: l’uomo, nello stato di natura, ope-
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