Page 30 - Storia della Russia
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Con la conquista mongola e le sue devastazioni, gli equilibri di potere e la distribuzione
        della  popolazione  all’interno  della  Rus’  mutarono  radicalmente.  I  centri  più  antichi  si
        svuotarono e gli abitanti fuggirono in massa verso città come Mosca e Tver’. Tuttavia, la
        struttura di base della società rimase sostanzialmente immutata. Molti principi erano stati
        uccisi,  ma  la  casata  dei  rjurikidi  era  sopravvissuta  e  manteneva  le  proprie  usanze,
        nonostante regnasse ora soltanto su concessione del khan: in una cerimonia personale a
        Saraj essi ricevevano un’investitura (jarlyk) che ne sanciva i diritti. Nel 1243 il principe
        Jaroslav  di  Vladimir  rese  omaggio  al  khan  e  fu  confermato  gran  principe  di  Kiev  e
        Vladimir:  la  sede  centrale  del  potere  dei  rjurikidi  si  trasferì  definitivamente  da  sud  a
        nordest. Ma per ricevere la conferma o essere giudicati, alcuni principi erano costretti a

        intraprendere un viaggio ben più lungo, fino a Karakorum. La Chiesa ortodossa, protetta
        dai nuovi signori, tolleranti in fatto di religione, conservò il proprio ruolo nella società
        della Rus’, ricevendo un trattamento privilegiato riguardo a tasse e proprietà terriere.

           I mongoli vivevano per lo più nelle steppe e intervenivano negli affari dei principi e
        delle città kieviane solo per riaffermare la propria autorità e aumentare i tributi. Avevano
        richieste  ben  precise  per  i  popoli  soggetti:  essi  dovevano  offrire  truppe  d’appoggio  e
        rifornimenti  al  loro  esercito  e  garantire  il  funzionamento  dell’efficientissimo  sistema
        postale (jam); i mongoli imponevano censimenti e su questi regolavano il pagamento delle
        tasse,  prendendo  in  garanzia  ostaggi;  i  governatori  dovevano  mantenere  l’ordine;  il
        principe  era  obbligato  a  rendere  omaggio  personalmente  al  khan.  Nonostante  fosse  un
        pesante fardello sia dal punto di vista economico sia umano – i sudditi pagavano tasse e
        tributi, combattevano negli eserciti mongoli e costruivano le loro città – i principi rus’
        potevano  governare  le  loro  terre  insieme  ai  prefetti  (baskaki)  e  agli  ufficiali  mongoli,
        venivano coinvolti negli affari vivendo per lunghi periodi a Saraj e ricorrevano al potere
        del khan in base ai loro interessi. (L’abile sfruttamento della protezione mongola sarà in

        seguito  una  delle  basi  dell’ascesa  di  Mosca.)  I  principi  mantennero  anche  un  proprio
        esercito cimentandosi in campagne militari l’uno contro l’altro o contro nemici esterni.
           I  principi  della  Rus’  accettarono  presto  i  khan  dell’Orda  d’Oro  come  loro  legittimi
        sovrani:  tra  i  rjurikidi  rivali  l’autorità  veniva  conferita  dallo  jarlyk  del  khan.  Bisanzio

        rimase fuori dalla conquista mongola e adottò una politica distensiva di alleanze con Saraj
        (l’opposizione  religiosa  ai  conquistatori,  che  all’inizio  del  XIV  secolo  abbracciarono
        definitivamente l’Islam, fu quindi un fenomeno molto più tardo); i mongoli, da parte loro,
        difendevano la Chiesa kieviana. La parabola di Aleksandr Nevskij, principe di Novgorod e
        Vladimir,  figura  eroica  e  leggendaria  nella  storia  russa,  illustra  in  modo  esemplare  il
        rapporto tra i principi rjurikidi, le loro città e i nuovi sovrani. Eletto a Novgorod nel 1236,
        Aleksandr  ne  difese  i  territori  dalle  principali  minacce  occidentali  e  si  guadagnò  il
        soprannome di «Nevskij» grazie alla sua vittoria lungo il fiume Neva, sulla punta orientale
        del golfo di Finlandia, contro le truppe svedesi, la cui espansione era considerata da tempo
        un pericolo; due anni più tardi fermò l’avanzata dei cavalieri teutonici della Livonia in una
        battaglia sul lago Peipus ghiacciato (oggi in Estonia). Queste battaglie, che resero sicuri i
        confini  occidentali  della  Rus’,  crearono  il  mito  di  Nevskij  «Salvatore  della  Russia»,

        portando  alla  sua  canonizzazione  nel  1547  e,  in  epoca  moderna,  sotto  Stalin,  alla  sua
        celebrazione con il famoso film patriottico Aleksandr Nevskij di Sergej Ejzenštejn. Dopo
        la  morte  del  padre  Jaroslav  nel  1246,  Nevskij  visitò  l’Orda  e  Karakorum,  ottenendo  il
        dominio  sulla  Russia  meridionale,  compresa  Kiev.  Alla  sua  seconda  visita,  un  esercito
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