Page 29 - Storia della Russia
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I mongoli: il «giogo tataro»
La conquista mongola della Rus’
Oltre alle tensioni interne e agli scontri con le popolazioni vicine, i principi della Rus’
dovettero affrontare minacce provenienti dalle steppe e i conflitti contro gli eserciti
nomadi furono un elemento costante nella vita kieviana. Dopo la caduta della Chazaria, la
Rus’ combatté lunghe guerre contro i pečenegi e nel 1055 apparvero nelle steppe i cumani
del Kipčak, o polovcy, che per i due secoli successivi rappresentarono un’enorme
minaccia. Nel 1096, questi ultimi attaccarono Kiev e dettero fuoco al Monastero delle
Grotte; la sconfitta del principe Igor’ Svjatoslavič di Novgorod-Seversk a opera degli
svedesi nel 1185 ispirò Il canto della schiera di Igor’. Ma se con loro le relazioni si fecero
in seguito meno ostili – si strinsero alleanze, si celebrarono matrimoni – di fronte agli
ultimi e più grandi invasori della steppa, i cavalieri mongoli di Gengis Khan, la Rus’ si
dimostrò impotente.
L’impero dei mongoli – o tatari, come li definiscono le fonti della Rus’ con una certa
approssimazione – si formò nel XIII secolo, a una velocità straordinaria. Nel 1215,
raggiunta Pechino, i mongoli completarono la conquista della Cina, e da lì proseguirono la
loro avanzata verso ovest. Comparvero per la prima volta nella steppa occidentale nel
1223, quando un grande esercito guidato da Batu, nipote di Gengis Khan, invase il
territorio della Rus’ sconfiggendo una coalizione di rus’ e polovcy sul fiume Kalka, per
poi scomparire di nuovo. I principi della Rus’ non riuscirono a unire o rafforzare i loro
territori davanti a questo nemico potente e sconosciuto. Tra il 1229 e il 1236 i mongoli
attaccarono ripetutamente i polovcy e i bulgari del Volga, e nel 1237 ripresero la loro
offensiva contro la Rus’, travolgendo tutto ciò che incontravano. Sbaragliati i principi
della Rus’ settentrionale nella battaglia sul fiume Sit’ del 1238, nell’anno successivo
conquistarono il territorio sudoccidentale di Černigov e la Galizia. Kiev cadde nel 1240,
ma nel nord le maggiori città della Rus’ (in particolare Novgorod che si arrese, evitando di
essere distrutta) sfuggirono alla devastazione del sud. I mongoli, in superiorità numerica,
equipaggiati anche con macchine d’assedio, veloci e ben organizzati militarmente,
sorpresero i rus’ e approfittarono delle loro divisioni interne. L’avanzata mongola si fermò
soltanto nel 1242, a Rus’ ormai conquistata e con le truppe di Batu ai confini della Polonia
e dell’Ungheria.
Nel 1242 il gran khan morì e Batu tornò in Mongolia a Karakorum per prendere parte
alla successione. La Rus’ rimase la più occidentale tra le conquiste mongole; l’avanzata
verso ovest non riprese. Batu organizzò il suo dominio in un khanato a sé stante
dell’impero mongolo chiamato Kipčak (Dešt-i-Kipčak), più tardi noto nelle fonti russe ed
europee soprattutto come l’Orda d’Oro. Oltre agli antichi principati della Rus’, includeva
una vasta zona della steppa meridionale, che dal Danubio si estendeva verso est fino al
Caucaso settentrionale e oltre il Volga giungeva al lago di Aral. La capitale, Saraj, situata
sul basso Volga, nel secolo successivo sarebbe divenuta una grande città dagli edifici
imponenti, con un elaborato sistema di rifornimento idrico, oltre che un centro
internazionale di commerci e diplomazia. Nell’impero mongolo la Rus’, dunque, rivestiva
soltanto un’importanza secondaria: il khanato Kipčak era sotto il controllo del gran khan
di Karakorum e la sua politica dipendeva dall’impero mongolo e dalle sue fazioni.