Page 255 - Storia della Russia
P. 255
Le questioni economiche
Gorbačëv aveva ereditato un’economia sempre più inadeguata al rango di superpotenza. Il
dodicesimo piano quinquennale (1986-1990) si pose ugualmente obiettivi estremamente
ottimistici, tanto da causare deficit di bilancio strisciante e inflazione occulta. Nei primi
due anni non fu presa nessuna misura radicale di riforma economica. La glasnost’
alimentò una pubblica e sempre più eterodossa discussione sulle questioni economiche,
senza far emergere, tuttavia, nei circoli dell’élite, un indirizzo dominante. Nel 1987-1988,
di pari passo con l’allargamento della sua azione politica, e spinta da preoccupanti dati
economici, l’amministrazione di Gorbačëv mise mano a seri cambiamenti. Furono
decretati il decentramento del potere decisionale, una maggiore autonomia per le industrie
locali, l’ampliamento dei legami economici (in particolare le joint venture) con il mondo
esterno e la legalizzazione e l’assorbimento dell’economia sommersa, soprattutto con le
leggi del 1988, che permettevano attività economiche individuali e cooperative private.
Come la campagna contro l’alcolismo, anche questo allentamento dei controlli centrali
ottenne risultati inaspettati. La devoluzione economica parziale si rivelò problematica.
Nate dallo stesso spirito dei «gruppi informali» dilaganti, le cooperative indipendenti si
moltiplicarono: da 13.921 nel 1988, con 155.000 impiegati, salirono a 245.356 nel 1991,
con 6 milioni di impiegati. Rispondevano a un grande bisogno sociale, ma vennero presto
usate da scaltri funzionari e dirigenti d’industria per sfuggire ai vincoli del piano
economico e spogliare lo stato del suo patrimonio. La loro crescita fu accompagnata
dall’ascesa dei racket mafiosi, dalla corruzione dei funzionari incaricati dei controlli e
dalla confusione finanziaria: infatti le nuove organizzazioni, come anche le joint venture,
non erano in armonia, ma in competizione con le strutture finanziarie e di rifornimento
tradizionali. Invece di migliorare l’economia nel suo complesso, questi sviluppi ne
accelerarono il tracollo, incoraggiando pratiche sempre più eterodosse. La crescente
influenza della politica di base assecondò questo indirizzo, poiché i politici locali
difendevano gli interessi dei propri collegi elettorali. Quando l’amministrazione cittadina
di Mosca impedì la vendita al dettaglio ai non moscoviti, i funzionari delle regioni che
rifornivano la città, i cui elettori viaggiavano regolarmente per fare acquisti a Mosca,
reagirono sospendendo l’invio dei beni nella capitale. Nel 1989 ci fu qualche tentativo
amministrativo di recuperare il controllo centrale sull’attività economica, ma la potente
Commissione statale per la riforma economica, istituita nel luglio del 1989 per elaborare
nuove strategie, proseguì inesorabilmente sulla strada di una economia mista.
Ciononostante, di fronte al pullulare delle proposte di riforma economica e alle crescenti
difficoltà politiche, il governo di Gorbačëv non seppe assumersi la responsabilità dei
sacrifici e della confusione che un immediato cambiamento radicale avrebbe comportato,
e adottò solo misure parziali e palliative. L’abolizione del ruolo guida del partito e la sua
rapida perdita di prestigio peggiorarono ulteriormente la situazione: l’apparato del partito
era la cinghia di trasmissione che diffondeva informazioni e direttive economiche. Senza
di esso, l’economia pianificata rischiava il collasso.