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                                                                            Culture e imperi mesopotamici


                     Questa straordinaria serie di conquiste fu ulteriormente ampliata dal figlio e successore
                     di Ciro, Cambise (530-522 a.C.), che sottomise l’Egitto e Cipro. Il successore di Cambi-
                     se, Dario (522-486 a.C.), conquistò la Tracia, le isole dell’Egeo, la Nubia, la Libia. Le im-
                     prese di Ciro il Grande, di Cambise e di Dario diedero all’impero persiano dimensioni
                     enormi: esso si estendeva infatti per oltre tre milioni di km , dalle coste occidentali del-
                                                                           2
                     l’Asia Minore al Caucaso, al confine con l’India, alla Valle del Nilo: nessuna compagine
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                      L’organizzazione politica dell’impero L’impero persiano abbracciava una grande
                     quantità di popoli diversi per lingua, cultura, religione, organizzazione sociale, economia.
                     I Persiani non furono solo grandi conquistatori, ma anche vincitori magnanimi. Certo es-
                     si sapevano bene come esercitare il loro dominio ed erano severi nel domare le rivolte: ma
                     rispetto alla durezza e, in molti casi, alla brutalità del dominio assiro, quello persiano ri-
                     mase famoso per la moderazione: i sovrani vinti (come, per esempio, Creso re di Lidia, di
                     proverbiale ricchezza) furono lasciati in vita, le città conquistate non subirono distruzio-
                     ni, gli dèi e i culti locali furono conservati.
                     La corte del Gran Re (così veniva chiamato il sovrano dei Persiani) non restava fissa in
                     un’unica città, e si spostava tra Susa, Ectabana e Persepoli, con una certa preferenza per
                     Susa, situata sulla cerniera tra il mondo iranico e il mondo semitico. Questa mobilità
                     esprimeva esigenze di controllo di territori vastissimi, ma corrispondeva anche alle tradi-
                     zioni nomadiche della regalità iranica, che gli imperatori persiani ereditarono. Il centro  † Divinità persiane
                     dell’impero, dunque, non era una singola città, ma la corte imperiale, che si spostava  [dal palazzo reale di Dario I,
                     ovunque fosse necessario, non solo per motivi bellici, ma soprattutto per esigenze pacifi-  Susa (Iran)]
                     che, di amministrazione.                                                           Due sfingi con le teste barbute
                                                                                                        proteggono l’ingresso del palazzo;
                     Dario organizzò l’impero in venti province amministrate da governatori persiani chiamati  le sormonta un disco alato: la
                     sàtrapi («protettori del regno»), e dette satrapìe. Diverse per grandezza e popolamento, le  rappresentazione più comune di
                                                                                                        Ahura Mazda, l’unico dio venerato
                     satrapìe erano tutte inquadrate in un unico sistema amministrativo che regolava l’entità del  dai Persiani.
                     prelievo tributario. I sàtrapi governavano spesso co-
                     me veri e propri sovrani locali, ma erano al tempo
                     stesso rigidamente controllati dai funzionari impe-
                     riali e da un apposito corpo di ispettori viaggianti
                     chiamati «le orecchie del re».
                     Un impero tanto grande poneva in primissimo pia-
                     no il problema delle comunicazioni. I Persiani ri-
                     servarono particolare attenzione alla rete viaria: le
                     principali direttrici (le cosiddette «vie regie») erano
                     oggetto di una manutenzione sistematica ed erano
                     attrezzate con postazioni per il cambio dei cavalli e
                     con fortezze dislocate nelle località meno sicure. Il
                     sistema stradale, sviluppato per far fronte a esigen-
                     ze amministrative e militari, fu anche straordinario
                     fattore propulsivo dei traffici commerciali tra le di-
                     verse province dell’impero persiano. Le carovane
                     che trasportavano merci e materie prime avevano la
                     possibilità di attraversare un’area amplissima che
                     andava dall’Egitto al Caucaso, dall’Oceano Indiano
                     al Mediterraneo.
                      La religione persiana: il mazdeismo I Persiani,
                     in origine, praticavano – come molti popoli noma-
                     di – una religione politeistica. Tra VII e VI secolo

                                                                                                                               67
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