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Unità 14
L’identità romana
Dopo aver salvato la vita del fuggiasco, im- collega presente, Marco Lepido, onde sol- giorni se n’è andata con te [...], il dolore to-
presa alla quale ti indusse l’animo impavi- lecitare la mia riabilitazione. Ti prostrasti ai glie ogni forza al mio coraggio. Affondo
do, la tua devozione mi protesse sollecitan- suoi piedi; non solo non fosti risollevata nella disperazione e non trovo in alcun luo-
do la clemenza di quelli stessi contro i qua- ma, al contrario, strappata, trascinata co- go un conforto al mio lutto [...].
li mettevi in atto i tuoi accorgimenti; e sem- me una schiava, coperta di lividi la perso- Dirò per ultima cosa che tu meritavi tutto
pre levasti la voce con grande fermezza na; eppure, con grande coraggio, informa- ma io non seppi dartelo. I tuoi desideri so-
[...]. Se fui reso alla patria lo devo a te sti Lepido della sentenza di Cesare, invo- no stati una legge per me. E ciò che sarà
quanto a Cesare, poiché se tu non avessi cando la mia riabilitazione. Udisti persino nelle mie possibilità di fare ancora, lo farò.
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conservato in vita colui che egli doveva sal- parole ingiuriose, subisti ferite crudeli [...]. I Mani ti concedano pace e in pace ti con-
vare persino Cesare avrebbe promesso in- Ma a che proseguire? [...] Come prove dei servino.
vano la sua protezione; sì che sono debito- tuoi meriti basta ch’io mostri agli occhi di
re della vita al tuo affetto quanto alla sua tutti un titolo solo, che tu m’hai salvato la
clemenza [...]. vita [...]. 1. [®Unità 14,DOC8, nota 1].
Dirò tuttavia che per causa tua soffrii l’e- I frutti della tua vita non verranno meno:
sperienza più dolorosa della mia vita, stimolato dal pensiero della tua fama, for-
quando, reso alla patria cittadino non inu- tificato dall’esempio della tua condotta re-
tile per la clemenza di Cesare Augusto – sisterò al destino, che non m’ha tolto tutto, GUIDAALLALETTURA
che in quel momento era assente da Roma poiché m’ha concesso di ornare con le mie 1. Quali meriti attribuisce il marito alla moglie
– conforme alla sua sentenza ti rivolgesti al lodi la tua memoria. Ma la serenità dei miei defunta?
Cornelia,madre dei Gracchi
Nessuna donna meglio di Cornelia (II secolo a.C.) sembra incarnare l’immagine ideale della ma-
dre romana: come tale ella è stata celebrata dalla tradizione e la sua fama ha attraversato i secoli.
Appartenente a una famiglia dell’alta nobiltà (era figlia di Publio Cornelio Scipione l’Africano, il
vincitore di Annibale), Cornelia fu destinata in sposa a un uomo degno del suo lignaggio, Tiberio
Sempronio Gracco, un politico di grande levatura e prestigio. Era uno di quei matrimoni che, tra
le famiglie romane più importanti, si combinavano per cementare alleanze politiche, ma, a quanto
sembra, esso fu anche coronato dall’amore. Quando il marito, molto più anziano di lei, morì, la-
sciandola prematuramente vedova, Cornelia era già madre di ben dodici figli, tra i quali Tiberio e
Gaio, che sarebbero divenuti in seguito i protagonisti della scena politica romana.
Pur avendo pretendenti di altissimo rango, Cornelia non volle mai più risposarsi e dedicò intera-
mente le proprie energie ai figli, svolgendo i ruoli che competevano a una madre, ma anche quel-
li normalmente riservati al padre. Fu lei infatti, in mancanza del marito, ad amministrare il patri-
monio familiare, a educare i figli secondo i valori della tradizione e a indirizzare la loro formazio-
ne culturale, con la sicurezza e la competenza che le venivano dal possedere lei stessa una cultu-
ra elevatissima.
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Plutarco, Vita di Tiberio Gracco, I; Vita di Gaio Gracco, lia. Tiberio, sia per l’amore che portava al- donna. Tra coloro che desiderarono di spo-
4; 19 la moglie, sia giudicando che la morte s’ad- sarla, vi fu lo stesso Tolemeo re d’Egitto ,
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diceva più a lui, già anziano, che alla mo- che si offrì di condividere con lei la corona.
Di Tiberio Gracco si racconta che una vol- glie ancor giovane, uccise il serpente ma- Ma ella rifiutò. Preferì restare vedova, e da
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ta trovò nel proprio letto una coppia di ser- schio e lasciò andare la femmina. E poco vedova perse tutti i figli, eccetto tre: una fi-
penti, e che gli indovini, dopo aver consi- tempo dopo, sempre a quanto raccontano, glia, che sposò Scipione il Giovane, e due
derato a lungo la cosa, gli proibirono di uc- morì, lasciando Cornelia con dodici figli. figli [...], Tiberio e Gaio. Questi allevò con
ciderli o di lasciarli andare entrambi; Cornelia, presa su di sé la cura dei figli e dei
avrebbe dovuto, invece, decidersi per l’u- beni, si dimostrò così avveduta, così amo-
no o per l’altro, con l’avvertenza che la rosa e magnanima, che di Tiberio si disse 1. Tiberio Sempronio Gracco, marito di Cornelia.
morte del maschio avrebbe portato morte che non aveva deliberato male, quando 2. Tolomeo VIII Evergete, detto anche Fiscone, cioè
a lui stesso, quella della femmina a Corne- aveva scelto di morire in luogo d’una tale «pancione», per la sua obesità.
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