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                                             Unità 10
                                             Alessandro e l’ellenismo


                                             quista in questo campo poteva garantire, a chi la possedeva, non solo di prevalere sugli avversari,
                                             ma anche di rafforzare la reputazione della propria invincibile supremazia militare.
                                             Soprattutto a partire dall’età ellenistica notevoli perfezionamenti e grandi novità furono intro-
                                             dotte in particolare nelle armi e nei macchinari impiegati per la guerra d’assedio. La «poliorce-
                                             tica», cioè l’arte di assediare città e fortezze, divenne un settore di ricerca specializzato e all’a-
                                             vanguardia, a cui si applicarono i più grandi scienziati e ingegneri, e, talvolta, i sovrani stessi.
                                             Per un re era un motivo di grande vanto esibire conoscenze tecniche specialistiche in un setto-
                                             re così decisivo per il proprio potere e prestigio politico. Un esempio famoso è rappresentato
                                             dal re di Macedonia Demetrio (293-287 a.C.), che dovette al suo straordinario talento in questo
                                             campo l’appellativo di Poliorcete, «assediatore». Anche se sappiamo che, in realtà, il re fu assi-
                                             stito nella sua attività di tecnico militare da valenti e celebri ingegneri, è a lui che la tradizione
                                             attribuiva l’invenzione e la costruzione di straordinarie macchine d’assedio, prima tra tutte, la
                                             temibile helèpolis, la gigantesca «prendicittà», che venne impiegata nell’assedio di Rodi del 305-
                                             304 a.C.



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                  Plutarco, Vita di Demetrio, 20-21   vigare lungo le coste e le sue elepoli costi-  ni e sulla facciata rivolta verso il nemico si
                                                      tuivano quasi uno spettacolo per gli asse-  aprivano, ad ogni piano, delle feritoie, attra-
                  [Demetrio] voleva disporre in abbondanza  diati, come testimoniano i fatti stessi. In-  verso le quali erano scagliati proiettili d’o-
                  di tutto ciò che potesse essere utile ed era  fatti Lisimaco , che era il più ostile fra i so-  gni tipo: la macchina era infatti piena di tut-
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                  insaziabile riguardo alla magnificenza del-  vrani nei confronti di Demetrio e si era  ti i generi di combattenti. Essa non vacillava
                  le sue navi e delle macchine da guerra, che  schierato contro di lui  quando assediava  e non s’inclinava quand’era in movimento,
                  esaminava con un certo piacere. Dotato in-  Soli in Cilicia, mandò a chiedergli che gli  ma avanzava ritta e stabile sulla sua base, in
                  fatti per natura d’ingegno speculativo, egli  mostrasse le sue macchine da guerra e le  perfetto equilibrio, con grande stridore e
                  non rivolgeva il suo amore per l’arte verso  sue navi in navigazione: quando le ebbe vi-  rumore, suscitando insieme terrore negli
                  divertimenti e passatempi inutili [...]. Nel  ste, si ritirò pieno di stupore. I Rodii, che  animi e una specie di diletto agli occhi di chi
                  caso di Demetrio, invece, anche il lavoro  Demetrio sottopose a un lungo assedio ,  la guardava.
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                  artigianale era elevato ad un livello regale e  quando cessarono la guerra, gli chiesero
                  il suo metodo aveva grandezza: le sue ope-  qualcuna delle macchine da guerra, per  1. Uno dei generali di Alessandro Magno, divenuto
                  re rivelavano, insieme alla perfezione tec-  avere un ricordo della sua potenza ed in-  poi re della Tracia.
                  nica, una tale altezza d’ingegno e di pen-  sieme del proprio valore.    2. L’assedio durò dal 305 al 304 a.C.
                  siero, da apparire degne non solo dell’in-  Fece la guerra ai Rodii [...] ed accostò alle  3. L’elepoli misurava più di 21 m di lato alla base e
                  gegno e dei mezzi di un sovrano, ma anche  loro mura la più grande delle sue elepoli. La  circa 30 m di altezza.
                  del lavoro delle sue mani. La loro grandez-  base era quadrata e ciascun lato misurava in
                  za, infatti, sbalordiva anche gli amici, la lo-  basso quarantotto cubiti; aveva un’altezza  GUIDAALLALETTURA
                  ro bellezza dilettava anche i nemici [...].  di sessantasei cubiti e si restringeva nei pia-  1. Per quali motivi il re Demetrio si guadagnò
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                  I nemici guardavano con meraviglia le sue  ni superiori gradualmente verso la cima. Al-  l’appellativo di «Poliorcete»?
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                  navi a sedici o a quindici ordini di remi na-  l’interno era divisa in molti piani e postazio-  chiamata «elepoli»?




                                             Macchine meravigliose.Una statua automatica
                                             Gli antichi le chiamavano «macchine meravigliose» per la caratteristica che le accomunava: crea-
                                             re effetti inattesi e sorprendenti, che destavano stupore e meraviglia, quasi fossero prodotti per
                                             magia.
                                             Lo scopo di queste macchine non era certo quello dell’immediata utilità pratica. I loro effetti ap-
                                             parentemente inspiegabili le rendevano particolarmente adatte a rappresentare le manifestazioni
                                             misteriose del sacro. Ma in altri casi queste macchine furono realizzate per il piacere di ricchi com-
                                             mittenti: rientravano quindi in quell’ostentazione del lusso che era rappresentazione del prestigio
                                             dei potenti e, in certi casi, vero e proprio strumento di propaganda politica.
                                             Rappresentazione stupefacente e misteriosa di una divinità, ma soprattutto esibizione di ricchez-
                                             za e di potenza, era anche la statua che venne fatta sfilare in processione, insieme a tante altre me-
                                             raviglie (uomini, oggetti e animali esotici), ad Alessandria d’Egitto, dal re Tolomeo II Filadelfo,

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