Page 272 - Profili di Storia
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                                                                                     La scienza e le macchine


                        Tra le numerosissime invenzioni che gli erano attribuite rimasero particolarmente famose le mac-
                        chine belliche realizzate per la difesa di Siracusa dall’attacco dei Romani nel 212 a.C. Fu grazie al-
                        l’efficacia micidiale di questi congegni che l’esercito romano, sotto la guida del console Marcello,
                        fu messo in seria difficoltà. Lo storico greco Plutarco ci ha tramandato una vivace descrizione di
                        queste macchine straordinarie e dei loro effetti, ma anche il giudizio che la cultura antica riserva-
                        va a questo genere di applicazioni pratiche della scienza: erano considerate dei semplici passa-
                        tempi, dimostrazioni concrete e visibili della validità di conoscenze teoriche. Il sapiente non po-
                        teva riservare a queste invenzioni che uno spazio ristretto del proprio tempo e non valeva certo la
                        pena di documentarle e tramandarle per iscritto.



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                         Plutarco, Vita di Marcello, 14-17   delle mani di ferro o dei becchi simili a  cioè che viveva continuamente incantato
                                                             quelli delle gru, per poi immergerle nel-  da questa, che potremmo chiamare una Si-
                         Ma di tutto ciò non si preoccupò Archi-  l’acqua con la poppa. Altre, mediante cavi  rena a lui familiare e domestica, al punto
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                         mede, come se le armi del nemico nulla  azionati dall’interno della città, erano fatte  da scordarsi persino di mangiare e di cura-
                         contassero a paragone  dei suoi meccani-  girare e sballottate qua e là, finché si sfra-  re il proprio corpo. Spesso, quando i servi-
                         smi. Non che ad essi si fosse dedicato co-  cellavano contro le rocce e gli scogli posti  tori lo trascinavano a viva forza nel bagno
                         me a un lavoro degno di attenzione; in  sotto le mura, con grave massacro degli uo-  per lavarlo ed ungerlo, egli disegnava sulla
                         maggioranza essi erano divertimenti di  mini che erano a bordo, i quali facevano la  cenere della stufa alcune figure geometri-
                         geometria, che aveva fatto a tempo perso.  stessa fine della nave. [...] Era uno spetta-  che; e appena lo avevano spalmato di olio,
                         Il re Ierone per primo sollecitò e convinse  colo davvero terrificante. [...]  tracciava sulle proprie membra delle linee
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                         Archimede a rivolgere un poco della sua  Marcello vide i Romani così atterriti che, se  col dito, tanto lo dominava il diletto ed era
                         tecnica dalle cognizioni teoretiche alle co-  appena si avvistava una fune o un legno so-  prigioniero, veramente, delle Muse . Mol-
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                         se concrete e a mescolare in qualche modo  pra le mura: «Eccolo, gridavano: Archime-  te e mirabili furono le scoperte che egli fe-
                         la speculazione con i bisogni materiali, co-  de sta dirigendo qualcuno dei suoi ordigni  ce; ma sulla tomba pregò, si dice, gli amici
                         sì da renderla più evidente ai profani,  su di noi», e si davano a pazza fuga. So-  e i parenti di mettergli, dopo morto, un ci-
                         quando l’avesse resa sensibile. [...]  prassedette quindi a qualsiasi operazione  lindro con dentro una sfera, e quale iscri-
                         I Siracusani, quando videro i Romani inve-  militare, combattimenti o assalti, e per il  zione la proporzione dell’eccedenza del so-
                         stire la città dai due fronti, di terra e di ma-  resto affidò al tempo l’esito dell’assedio.  lido contenente rispetto al contenuto.
                         re, rimasero storditi e ammutolirono di ti-  Archimede possedette tuttavia uno spirito
                         more. Pensarono che nulla avrebbe potuto  così elevato, un’anima così profonda e un
                         contrastare l’impeto di un attacco in forze  patrimonio così grande di cognizioni
                         di tali proporzioni. Ma Archimede comin-  scientifiche, che non volle lasciare per  1. Dell’attacco sferrato dai Romani.
                         ciò a caricare le sue macchine e a far pio-  scritto nulla su quelle cose, cui pure dove-  2. Ierone II, il tiranno che aveva governato Siracusa
                         vere sulla fanteria nemica proiettili di ogni  va un nome e la fama di una facoltà com-  fino al 215 a.C.
                         genere. Grandi masse di pietra cadevano  prensiva non umana, ma pressoché divina.  3. La mitica creatura metà donna metà pesce che in-
                         dall’alto con fragore e velocità incredibili,  Persuaso che l’attività di uno che costrui-  cantava i naviganti con la propria voce.
                         né c’era modo di difendersi dal loro urto:  sce delle macchine, come di qualsiasi altra  4. Le divinità che proteggevano e ispiravano gli arti-
                                                                                                  sti e gli scienziati.
                         rovesciavano a terra tutti coloro che incon-  arte che si rivolge a un’utilità immediata, è
                         travano, e scompigliavano i ranghi. Con-  ignobile e grossolana, rivolse le sue cure
                         temporaneamente dalle mura venivano  più ambiziose soltanto a studi la cui bellez-  GUIDAALLALETTURA
                         proiettati in fuori all’improvviso dei lunghi  za ed astrazione non sono contaminate da  1. Quali ingegnose macchine inventò Archimede
                                                                                                  per contrastare l’assalto romano alla città di
                         pali, che si puntavano in direzione delle na-  esigenze di ordine materiale. E i suoi studi  Siracusa?
                         vi e le affondavano senza rimedio, colpen-  non ammettono confronti con nessun al-  2. Qual era l’opinione di Archimede riguardo
                         dole dall’alto con dei pesi, oppure le solle-  tro. [...] Non c’è dunque ragione di non  all’applicazione pratica della scienza?
                         vavano diritte, afferrandole per la prua con  credere a quanto si dice di Archimede, e  3. Quale ritratto di Archimede emerge dal
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                        Il gigante «prendicittà»

                        Nel mondo antico la guerra era un’attività quasi costante: si combatteva per conquistare e per do-
                        minare, ma anche per difendere i propri territori. Non sorprende quindi che le ricerche e le in-
                        novazioni tecniche nel settore bellico fossero particolarmente numerose e sofisticate. Ogni con-

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