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Dossier
La scienza e le macchine
Tra le numerosissime invenzioni che gli erano attribuite rimasero particolarmente famose le mac-
chine belliche realizzate per la difesa di Siracusa dall’attacco dei Romani nel 212 a.C. Fu grazie al-
l’efficacia micidiale di questi congegni che l’esercito romano, sotto la guida del console Marcello,
fu messo in seria difficoltà. Lo storico greco Plutarco ci ha tramandato una vivace descrizione di
queste macchine straordinarie e dei loro effetti, ma anche il giudizio che la cultura antica riserva-
va a questo genere di applicazioni pratiche della scienza: erano considerate dei semplici passa-
tempi, dimostrazioni concrete e visibili della validità di conoscenze teoriche. Il sapiente non po-
teva riservare a queste invenzioni che uno spazio ristretto del proprio tempo e non valeva certo la
pena di documentarle e tramandarle per iscritto.
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Plutarco, Vita di Marcello, 14-17 delle mani di ferro o dei becchi simili a cioè che viveva continuamente incantato
quelli delle gru, per poi immergerle nel- da questa, che potremmo chiamare una Si-
Ma di tutto ciò non si preoccupò Archi- l’acqua con la poppa. Altre, mediante cavi rena a lui familiare e domestica, al punto
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mede, come se le armi del nemico nulla azionati dall’interno della città, erano fatte da scordarsi persino di mangiare e di cura-
contassero a paragone dei suoi meccani- girare e sballottate qua e là, finché si sfra- re il proprio corpo. Spesso, quando i servi-
smi. Non che ad essi si fosse dedicato co- cellavano contro le rocce e gli scogli posti tori lo trascinavano a viva forza nel bagno
me a un lavoro degno di attenzione; in sotto le mura, con grave massacro degli uo- per lavarlo ed ungerlo, egli disegnava sulla
maggioranza essi erano divertimenti di mini che erano a bordo, i quali facevano la cenere della stufa alcune figure geometri-
geometria, che aveva fatto a tempo perso. stessa fine della nave. [...] Era uno spetta- che; e appena lo avevano spalmato di olio,
Il re Ierone per primo sollecitò e convinse colo davvero terrificante. [...] tracciava sulle proprie membra delle linee
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Archimede a rivolgere un poco della sua Marcello vide i Romani così atterriti che, se col dito, tanto lo dominava il diletto ed era
tecnica dalle cognizioni teoretiche alle co- appena si avvistava una fune o un legno so- prigioniero, veramente, delle Muse . Mol-
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se concrete e a mescolare in qualche modo pra le mura: «Eccolo, gridavano: Archime- te e mirabili furono le scoperte che egli fe-
la speculazione con i bisogni materiali, co- de sta dirigendo qualcuno dei suoi ordigni ce; ma sulla tomba pregò, si dice, gli amici
sì da renderla più evidente ai profani, su di noi», e si davano a pazza fuga. So- e i parenti di mettergli, dopo morto, un ci-
quando l’avesse resa sensibile. [...] prassedette quindi a qualsiasi operazione lindro con dentro una sfera, e quale iscri-
I Siracusani, quando videro i Romani inve- militare, combattimenti o assalti, e per il zione la proporzione dell’eccedenza del so-
stire la città dai due fronti, di terra e di ma- resto affidò al tempo l’esito dell’assedio. lido contenente rispetto al contenuto.
re, rimasero storditi e ammutolirono di ti- Archimede possedette tuttavia uno spirito
more. Pensarono che nulla avrebbe potuto così elevato, un’anima così profonda e un
contrastare l’impeto di un attacco in forze patrimonio così grande di cognizioni
di tali proporzioni. Ma Archimede comin- scientifiche, che non volle lasciare per 1. Dell’attacco sferrato dai Romani.
ciò a caricare le sue macchine e a far pio- scritto nulla su quelle cose, cui pure dove- 2. Ierone II, il tiranno che aveva governato Siracusa
vere sulla fanteria nemica proiettili di ogni va un nome e la fama di una facoltà com- fino al 215 a.C.
genere. Grandi masse di pietra cadevano prensiva non umana, ma pressoché divina. 3. La mitica creatura metà donna metà pesce che in-
dall’alto con fragore e velocità incredibili, Persuaso che l’attività di uno che costrui- cantava i naviganti con la propria voce.
né c’era modo di difendersi dal loro urto: sce delle macchine, come di qualsiasi altra 4. Le divinità che proteggevano e ispiravano gli arti-
sti e gli scienziati.
rovesciavano a terra tutti coloro che incon- arte che si rivolge a un’utilità immediata, è
travano, e scompigliavano i ranghi. Con- ignobile e grossolana, rivolse le sue cure
temporaneamente dalle mura venivano più ambiziose soltanto a studi la cui bellez- GUIDAALLALETTURA
proiettati in fuori all’improvviso dei lunghi za ed astrazione non sono contaminate da 1. Quali ingegnose macchine inventò Archimede
per contrastare l’assalto romano alla città di
pali, che si puntavano in direzione delle na- esigenze di ordine materiale. E i suoi studi Siracusa?
vi e le affondavano senza rimedio, colpen- non ammettono confronti con nessun al- 2. Qual era l’opinione di Archimede riguardo
dole dall’alto con dei pesi, oppure le solle- tro. [...] Non c’è dunque ragione di non all’applicazione pratica della scienza?
vavano diritte, afferrandole per la prua con credere a quanto si dice di Archimede, e 3. Quale ritratto di Archimede emerge dal
racconto di Plutarco?
Il gigante «prendicittà»
Nel mondo antico la guerra era un’attività quasi costante: si combatteva per conquistare e per do-
minare, ma anche per difendere i propri territori. Non sorprende quindi che le ricerche e le in-
novazioni tecniche nel settore bellico fossero particolarmente numerose e sofisticate. Ogni con-
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