Page 226 - Per la difesa dello Spiritismo
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Rimane   da   considerare   un’ultima   obbiezione   d’ordine
          generale formulata dal mio critico. Egli scrive: «Noi commentiamo
          favorevolmente le inchieste compiute sui fatti dalla Società X., dallo
          sperimentatore  Y.,   perché   tali   inchieste   hanno   il   prestigio   della
          lontananza;   ma   la   discordia   nasce   (in   metapsichica   come   in
          meteorologia)   non   appena   i   medesimi   fatti   si   realizzano   a   noi
          vicino». Ed anche in questa circostanza io mi guarderò bene dal
          negare che il mio critico non abbia qualche volta ragione, ma mi
          sento in dovere di fargli osservare ch’egli generalizza troppo; giacchè
          per lo più le cose non vanno così, ed anzi avviene ben sovente che
          quando   «il   prestigio   della   lontananza»   si   approssima   tanto   da
          trasformarsi   in   esperienza   personale,   i   fenomeni   riferiti   dagli
          sperimentatori lontani, aumentano, anziché diminuire di valore. Così
          affermando, io parlo per esperienza personale; e a titolo di esempio,
          ricorderò che quando nel 1900, dopo aver letto tutto quanto era stato
          scritto intorno alla medianità di Eusapia Paladino, ebbi occasione
          d’iniziare esperienze con la medium in discorso per il non breve
          periodo di tre anni, riscontrai con non lieve sorpresa che i fenomeni
          descritti dagli altri erano di gran lunga inferiori a quelli conseguiti
          dal nostro gruppo di Genova. Il che indubbiamente era dovuto ai
          metodi pratici da noi adottati; e quando a me balenò l’idea d’invitare
          «John»   (lo   «spirito-guida»)   a   scegliere   di   propria   iniziativa   gli
          sperimentatori che per omogeneità di fluidi potevano assicurare il
          massimo rendimento nell’estrinsecazione dei fenomeni, fu allora che
          si ottenne la seduta più meravigliosa occorsa in tutta la lunga carriera
          di Eusapia Paladino; seduta in cui si conseguì la manifestazione in
          piena luce, di sei fantasmi materializzati, i quali si concretavano
          nell’interno del gabinetto (in cui l’Eusapia giaceva legata piedi, mani
          e vita a una branda da campo), per indi aprire le tende e manifestarsi
          in luce. In quella sera memorabile, apparve ultima una figura di
          donna recante fra le braccia un bimbo. La figura femminea portava in
          capo una cuffia merlettata, annodata sotto il mento con un nastro
          color rosa. Il bimbo si mostrava a testa scoperta, ci si presentava da
          tergo, per cui ne scorgevamo soltanto il cuoio capelluto. Il volto e gli
          sguardi della figura muliebre erano rivolti al bimbo, ch’essa teneva


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