Page 96 - Un fisico in salotto
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sarebbero maggiormente se il diametro del foro sul tetto fosse più piccolo. Ma in

          questo caso l’immagine stessa sarebbe molto meno luminosa.
             D’altra  parte  l’astronomo  Egnazio  Danti,  che  verso  la  fine  del  ’500  fu  il
          progettista della meridiana, non aveva mai sentito parlare di macchie solari.
             Anche l’astronomo Gian Domenico Cassini, che ristrutturò la meridiana nel 1655,
          non ci teneva a mostrare le macchie solari: a quel tempo, anzi, era forse meglio non
          parlarne affatto...

             Il  fenomeno  di  formazione  delle  macchie  solari  avviene  con  regolarità,  in
          corrispondenza con l’attività solare che segue un ritmo di circa undici anni.  In un
          periodo di minima attività il Sole presenta soltanto poche e piccolissime macchie,
          visibili con un opportuno telescopio.
             In  un  periodo  di  massima  attività  compaiono  invece  numerose  macchie  che  in
          alcuni casi possono arrivare a essere molto grandi, tanto da poter essere visibili a
          occhio nudo.

             Per vederle, basta aspettare il tramonto (o l’alba, ma è più scomodo...). In queste
          condizioni  non  siamo  infatti  abbagliati  dalla  luce  solare  e  vediamo  un  bel  disco
          arancione che si offre senza rischi alla nostra ammirazione.
             A  questo  punto,  ho  sempre  trovato  sorprendente  che  nessuno  si  sia  accorto
          dell’esistenza delle macchie solari, prima di Galileo. Sembra che i cinesi fossero a
          conoscenza della loro esistenza ma qui in Occidente non se ne è sentito parlare prima

          del  ’600.  Forse  qualche  astronomo  se  ne  sarà  pure  accorto,  ma  ha  preferito  non
          parlarne per non essere preso per visionario o per un demonio...
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