Page 139 - Un fisico in salotto
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Temperatura


          La nozione di temperatura ha origine dalle sensazioni di ‘caldo’, ‘tiepido’, ‘freddo’
          che abbiamo toccando un oggetto, per esempio una certa quantità di acqua in una
          pentola.
             Tali sensazioni ci consentono poi di stabilire che un certo corpo è, per esempio,
          più caldo di un altro. Tutto questo è esperienza quotidiana.

             Indubbiamente possiamo parlare di ‘caldo’, di ‘scaldare’ un oggetto. Attenzione,
          però! È più corretto dire che un certo corpo ha temperatura maggiore di quella di un
          altro corpo, piuttosto che dire che il primo è più caldo del secondo: è la temperatura
          la grandezza fisica che corrisponde alle nostre sensazioni di caldo e di freddo. Del
          resto nelle previsioni meteorologiche, sentiamo parlare di temperature in aumento,
          di temperature minime e massime e così via.
             L’esperienza  mostra  un  fenomeno  molto  interessante  che  è  conosciuto  come

          dilatazione termica.  Esso consiste nell’aumento di volume di un certo oggetto, di
          pari passo con l’aumentare della nostra sensazione di ‘caldo’.
             Tale  fenomeno  ha  conseguenze  che  osserviamo  tutti  i  giorni.  Se  per  esempio
          apriamo un rubinetto collegato allo scaldabagno di casa, ci accorgiamo che, a mano
          a mano che comincia ad arrivare acqua ad alta temperatura, il flusso stesso di acqua
          diminuisce.  Ciò è conseguenza della progressiva dilatazione delle guarnizioni che

          così tendono a ‘richiudere’ il rubinetto.
             D’altra parte, il fenomeno della dilatazione termica ci dà la possibilità di avere
          una  valutazione  oggettiva  della  temperatura,  indipendentemente  da  quelle  che
          possono  essere  le  nostre  sensazioni  fisiologiche  (e  psicologiche)  di  caldo  e  di
          freddo.
             L’entità della dilatazione è generalmente molto modesta, tuttavia essa può essere
          messa in evidenza in modo molto semplice: è quello che si ottiene in un termometro a

          mercurio, che altro non è che un bulbo di vetro che termina con un sottile tubicino.
          Possiamo notare ‘a occhio’ l’effetto della variazione di volume del mercurio, poiché
          anche un piccolo aumento di volume si traduce in un notevole incremento del livello
          nel tubicino.
             Abbiamo  inoltre  la  possibilità  di  definire  proprio  una scala delle temperature.

          Osserviamo  infatti  che  il  mercurio  si  porta  sempre  allo  stesso  livello,  quando  il
          termometro è immerso in una miscela di acqua e ghiaccio. Così pure, si porta sempre
          a uno stesso livello (notevolmente superiore al precedente) quando il termometro è
          immerso nell’acqua bollente.  Ciò significa che ghiaccio fondente e acqua bollente
          hanno sempre la stessa rispettiva temperatura.
             Possiamo definire ‘zero gradi’ (0°C) la temperatura del ghiaccio fondente e ‘cento
          gradi’ (100°C) quella dell’acqua bollente; e poi suddividere in cento parti uguali
          l’incremento del livello del mercurio tra queste due temperature. Otteniamo così la

          scala centigrada, chiamata anche scala Celsius, che è quella che noi comunemente
          adottiamo.
             Naturalmente  è  possibile  definire  una  scala  termometrica  in  altri  modi,
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