Page 47 - Io vi accuso
P. 47
Gomme e pieno di benzina per il direttore
Direttore: «Pieno?».
Alberto: «Ok, credo di sì, le gomme?».
Direttore: «Le gomme la settimana prossima».
Alberto: «Meglio».
Direttore: «Il pieno dobbiamo farlo comunque».
Quello che avete appena letto non è uno scambio di battute tra due amici di
vecchia data ma una singolare conversazione, per usare un eufemismo,
avvenuta su WhatsApp (e depositata, come tutte le altre che riporteremo,
con denuncia presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere) tra un
piccolo imprenditore e il direttore della sua banca, tra i quali non ci sono
mai stati rapporti al di fuori di quelli professionali. Alberto è un giovane
imprenditore di neanche quarant’anni che vive a Mondragone, in provincia
di Caserta. Un ragazzo dinamico, titolare di una stazione di rifornimento e
cliente virtuoso di un noto istituto di credito italiano. «Fino al gennaio del
2014 in quella banca avevo disponibilità per 25.000 euro tra titoli e polizze
assicurative e risultavo essere un cliente “sicuro”, uno di quelli che non
aveva mai avuto segnalazioni o problemi per mancato pagamento di rate di
mutuo o per essere andato oltre il limite del fido di conto corrente» mi
racconta Alberto quando, disperato, mi chiede di incontrarlo per avere una
consulenza e per capire, soprattutto, come non fallire avendo una famiglia
da mantenere.
«Sempre a gennaio dello scorso anno mi capita tra le mani la possibilità
di rilevare una pompa di benzina, la seconda, poiché in precedenza ne
avevo già presa una in gestione, ottenendo buoni profitti. Come è prassi in
queste occasioni – prosegue il ragazzo – mi rivolgo al direttore della mia
agenzia per richiedere un prestito» che gli viene concesso senza però «un
valido contratto dal quale risultasse il periodo di restituzione del denaro e i
tassi applicati». Alberto, dunque, vuole lanciarsi in un nuovo progetto
imprenditoriale; per la gestione dell’altro distributore, però, pesa sulle sue
spalle già un finanziamento di 15.000 euro, richiesto presso lo stesso
istituto per cui paga una rata mensile di 300 euro a cui si aggiunge un
mutuo per l’acquisto della prima casa, acceso sempre in quella filiale, per il
quale ne versa altri 500 ogni trenta giorni».
Al momento della richiesta, condizione ben conosciuta dalla banca, il
reddito certo del giovane imprenditore è di soli 10.000 euro annui. Per non
gravare troppo sulle sue entrate mensili, il ragazzo sceglie di seguire una
strategia finanziaria più coerente con l’investimento che vorrebbe
effettuare: consegna alla banca «la documentazione attestante il reddito al
fine di riuscire ad accedere ai cosiddetti “fondi europei per prestiti agevolati
per il finanziamento alle imprese”. Una richiesta più coerente ma che non