Page 91 - Avarizia
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dentro le residenze dei vertici della curia balza agli occhi che gli
appartamenti di gran pregio destinati ai prelati non sono
l’eccezione, ma la regola. Quasi tutti hanno saloni doppi, stanze da
letto, tre bagni, cappella privata, studio e ufficio. A parte il papa e
altri fedelissimi di Bergoglio, come monsignor Alfred Xuereb e il
segretario Fabián Pedacchio Leániz che hanno deciso di
soggiornare in modesti monolocali, sono decine i porporati che
riposano in dimore sontuose. Anche molto più grandi e lussuose di
quella, ormai celebre, di Bertone.
Nella palazzina dell’Arciprete, per esempio, oltre a Comastri
soggiorna anche il cardinale Giovanni Battista Re, che dispone di
trecento e rotti metri quadrati e di un terrazzo (questo sì privato)
con affaccio sulla Stazione vaticana, dove il prelato organizzava
cene con l’amico Antonio Fazio, ex numero uno di Bankitalia e
legionario di Cristo, e pezzi grossi, come Angelo Balducci e l’ex
ministro Claudio Scajola. Pietro Parolin, neosegretario di Stato,
secondo la propaganda che vuole il corso bergogliano iper-
pauperista, ha vissuto per un po’ di fianco al papa in un bilocale nel
convitto, ma dopo due anni si è trasferito nel meraviglioso
appartamento che fu di Bertone nel palazzo apostolico, la sede della
segreteria decorata con affreschi della scuola di Raffaello e
ornamenti in oro. Anche l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex
segretario generale del governatorato e dal 2011 nunzio apostolico
negli Stati Uniti, ha una casa all’ultimo piano del palazzo dove è
collocata la gendarmeria vaticana. Circa duecentocinquanta metri
quadrati e sette stanze, che però sono di fatto disabitate: Viganò,
nemico giurato di Bertone e noto per aver denunciato con lettere
durissime finite sui giornali presunti scandali e corruzioni in
Vaticano, è l’unico “ambasciatore” che è riuscito a mantenere le
chiavi della sua magione anche dopo essere stato spedito all’estero.
“Un privilegio inaccettabile che dura da ormai quattro anni,”
raccontano i prelati aventi diritto costretti a vivere fuori le mura,
qualcuno persino a proprie spese. “Viganò sperava che Francesco lo
richiamasse a Roma, ma così non è avvenuto. Ora George Pell sta
cercando di togliergli ‘la seconda casa’, ma non sarà facile: il nunzio
ricorda ai suoi amici che l’appartamento gli fu assegnato da
Giovanni Paolo II con comunicazione personale, e che nessuno l’ha
mai chiesto indietro, nemmeno Francesco”.