Page 81 - Avarizia
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preziosa, investendo nella causa il loro patrimonio e le offerte che

          riescono a raccogliere dai fedeli. Non stupisce che una delle cause
          di canonizzazione più costose sia quella che dal 1996 cerca di far
          assurgere alla beatitudine padre Michael McGivney, fondatore

          dell’associazione cattolica più ricca e potente del globo, quella dei
          Cavalieri di Colombo. Lobby influentissima composta da 1,8 milioni
          di iscritti, dedita alla beneficenza (170 milioni di dollari sono stati
          girati in tutto il mondo solo nel 2014), al volontariato e al business
          delle polizze assicurative sulla vita: nell’ultimo bilancio pubblicato le

          polizze sottoscritte hanno superato la soglia dei due milioni, per un
          valore complessivo che ha raggiunto l’iperbolica cifra di 99 miliardi
          di dollari, mentre gli asset investiti direttamente dai Cavalieri in

          fondi e azioni ha toccato i 21 miliardi. Caso più unico che raro
          dall’inizio della crisi economica nel 2008 i Cavalieri sono riusciti ad
          accrescere il loro giro d’affari del 41 per cento.Per l’attuale capo dei
          “Knights” Carl A. Anderson, Cavaliere supremo dell’ordine ed ex
          membro dello Ior, i soldi girati per la beatificazione di McGivney

          sono probabilmente un’inezia, ma in assoluto le cifre che Ambrosi ha
          dovuto mostrare alla prefettura degli Affari economici e alla Cosea
          fanno comunque impressione: 6 mila euro per “consulti medici”, 27

          mila euro “per un viaggio di lavoro del postulatore con il suo
          assistente-interprete” avvenuto nel 2009, altri 13 mila per un
          viaggio nelle Filippine alla ricerca di un miracolo del venerabile
          McGivney, 61 mila “per il lavoro svolto nel processo diocesano a
          Manila”. Tasse vaticane, positio e decreti, alla fine, hanno finora

          portato la causa a superare i 233 mila euro di spese.
             Il Vaticano ha sempre negato che i costi della fabbrica dei santi
          fossero alti, sottolineando che eventuali eccessi non sarebbero certo

          dipesi dalla Santa Sede. “Una cosa sicura è che non è la
          Congregazione a determinare le spese,” ragiona l’ex prefetto José
          Saraiva Martins sull’“Osservatore romano”. “Non interveniamo se
          non in modo indiretto. È il postulatore della causa il ‘cassiere’,
          quello che raccoglie i soldi necessari e salda i conti. La

          Congregazione mette solo in collegamento i diversi attori del
          processo, e nulla di più.” In realtà, però, è il Vaticano che nomina
          tutti i postulatori, ecclesiastici (che, a parte il rimborso delle spese,

          spesso non prendono nemmeno un euro) e laici, ed è sempre la
          Congregazione che organizza i corsi obbligatori a cui i postulatori
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