Page 64 - 101 storie di gatti
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                             SLIPPERS, ALLA CASA


                             BIANCA CON ROOSEVELT





          L’ha chiamato Slippers, forse perché amava molto dormire. E l’ha anche molto

          viziato. Ma il presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt, adorava talmente
          tanto il suo gatto che gli faceva fare tutto quello che voleva: un pranzo ufficiale con
          qualche re straniero e mezzo governo americano? Se lo desiderava, Slippers poteva
          tranquillamente partecipare, girando fra i tavoli, annusando gli invitati e cercando di
          ottenere qualche saporito bocconcino: del resto faceva anche lui parte della famiglia
          Roosvelt.
              Divenne uno dei gatti più famosi dei primi del Novecento: i giornali parlavano

          delle sue prodezze e scorribande. Il passatempo preferito di Slippers era dormire nel
          corridoio che dalla East Room, dove si prendevano le decisioni importanti, portava
          alla sala da pranzo: tutto lo staff del presidente aveva precise indicazioni di
          scavalcarlo con grande attenzione quando lo incontrava in modo da non disturbare il
          suo riposo. E le direttive del presidente erano osservate con grande attenzione:
          Theodore Roosevelt era un uomo coraggioso e poderoso, cavallerizzo (tante volte

          quando partiva a cavallo Slippers lo inseguiva correndo) abile tiratore, pugile e
          lottatore. Nonché padre di sei figli, tre maschi e tre femmine. I tre più piccoli, Ethel,
          Archibald e Quentin avevano rispettivamente dieci, sette e tre anni quando
          arrivarono a vivere a Washington.
              Ethel era molto assennata e qualche volta si preoccupava che le prodezze di
          Slippers non fossero troppo clamorose per gli illustri ospiti della dimora
          presidenziale. Il gatto, invece, nonostante il suo importante protettore, si doveva

          guardare da Archibald e Quentin che erano scatenati: con il figlio del vicepresidente
          Howard Taft, Charlie, avevano formato la White House Gang, e una delle loro
          attività preferite era andare a vedere dove dormiva Slippers per svegliarlo di
          soprassalto. È rimasta famosa una frase del presidente accusato di non saper troppo
          educare i suoi monelli: «O governo o mi occupo dell’educazione».
              Slippers, però, non se la prendeva mai troppo: alla peggio si rifugiava sotto la

          scrivania della sala Ovale. Chissà quanti segreti e quante decisioni importanti avrà
          ascoltato, sonnecchiando tranquillo e protetto. Dopo di lui molti altri gatti hanno
          dormito negli appartamenti presidenziali, ma solo le sue ronfate sono rimaste
          proverbiali. Ma qualcuno lo aveva anche anticipato.
              Il primo presidente che portò i gatti nella residenza ufficiale fu Abramo Lincoln:
          si narra che quando la stanchezza gli impediva di lavorare, il presidente usciva dal
          suo studio e andava a giocare per ore con i gatti.
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