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HUMPHREY, GATTO
D’INGHILTERRA
Di lui esiste una celebre foto: muso e collo bianco, orecchie e manto nero che
formano un bel contrasto con la guida rossa che conduce all’ingresso della residenza
del Primo ministro inglese. Un poliziotto lo guarda quasi con rispetto. È Humphrey,
il più celebre cacciatore di topi di tutta l’Inghilterra, entrato a servizio del premier
inglese nel 1989, in sostituzione di un collega di nome Wilberforce che era da poco
venuto a mancare. Era un gatto randagio, ma grazie alle sue capacità si era sistemato
bene: per uno stipendio governativo di circa cento sterline l’anno doveva sterminare
tutti i roditori presenti nell’edificio. Era arrivato giovanissimo al numero dieci della
celebre strada, e dopo essere stato adottato dalla Thatcher, i suoi giorni migliori li
aveva conosciuti con John Major, che nel 1996 lo aveva addirittura voluto in primo
piano sul suo cartoncino natalizio. Come tutti i grandi personaggi, non aveva potuto
sottrarsi alle attenzioni della stampa. Nel 1994 venne accusato di aver sterminato una
nidiata di pettirossi, ma in sua difesa si schierò Major: «Il mio gatto non è un serial
killer. I pettirossi sono morti per cause naturali», aveva dichiarato il premier dopo
aver svolto un’approfondita indagine sul caso. Humprey, del resto, era sempre stato
una mascotte inquieta. Più volte il micio di Downing Street aveva conquistato i titoli
dei tabloid, soprattutto quando scompariva per settimane, e poi veniva ritrovato in un
ospedale oppure nel vicino parco di St James.
Lavorò anche per Tony Blair, che però, sei mesi dopo il suo arrivo, lo tolse di
mezzo, suscitando le ire della stampa: le prime pagine dei giornali inglesi si chiesero
che fine avesse fatto il gatto fino a quando i nuovi padroni non mostrarono la foto di
Humphrey seduto su una pila di quotidiani con la data del giorno. La sparizione
sembrò causata dall’insofferenza della moglie del Primo ministro, Cherie Blair, che
aveva suscitato il furore nazionale e perfino un’interrogazione parlamentare da parte
del conservatore Alan Clark, che nell’aula dei Comuni aveva tuonato: «Dimostrateci
che Humphrey è vivo». Tony Blair si era difeso facendo dire a un suo portavoce che
il gatto era stato trasferito a casa di una dipendente di Downing Street per ordine del
veterinario. «Vive in un quieto angolo suburbano ma la sua salute è pessima. È
vecchio e ha bisogno di riposo». I sospetti, però, non si erano placati fino a che non
si era diffusa la famosa fotografia.
Centinaia sono stati gli articoli a lui dedicati nel giorno della sua morte: il 21
marzo del 2006, alla veneranda età di diciotto anni: l’annuncio ufficiale del decesso
è stato dato da un portavoce del governo. Un quotidiano, il «Sun», ha osato
addirittura questo titolo: «Il mondo della politica piange la morte di una leggenda».
Humphrey, infatti, aveva goduto dei favori di due primi importanti ministri