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IL (POVERO) GATTO
MILIARDARIO DI HOWARD
HUGHES
Questa è la storia di un gatto di cui non si conosce neppure il nome. Un “povero”
gatto miliardario, perché apparteneva all’uomo considerato più ricco di tutti i tempi:
l’americano Howard Hughes. Imprenditore, regista, aviatore e costruttore di aerei,
nonché produttore cinematografico, Hughes ha avuto nella sua vita comportamenti
autodistruttivi e eccentrici, dei quali alla fine ne ha fatto le spese anche il fortunato-
sfortunato gatto entrato a far parte della sua famiglia quando era sposato con l’attrice
Jean Peters. Lui era semplicemente “gatto” e gironzolava indisturbato per la villa e il
grande parco. Nessun attenzione, nessun affetto.
Ma un giorno la moglie di Hughes gli annunciò che il gatto di casa era sparito.
L’uomo perse la testa e organizzò una mastodontica “caccia al gatto”, con lui sulla
plancia di comando e con rapporti minuto per minuto da parte dei suoi collaboratori.
E quando la bestiola venne finalmente trovata, nascosta in un vecchio granaio,
Howard Hughes l’esaminò attentamente e poi con estrema durezza decise che non era
il caso che continuasse a vivere nella proprietà con il rischio di perdersi di nuovo.
Sollievo per averlo ritrovato? Affetto almeno da parte della moglie? Nulla di tutto
questo. Tutt’altro, il “gatto” fu sistemato altrove. Vennero esaminate numerose
potenziali famiglie adottive, ma tutte furono scartate: per Howard Hughes nessuna
andava bene. Così, alla fine, dopo lunghe discussioni, la bestiola venne portata in
una pensione per gatti: lussuosa, ma pur sempre una pensione, senza la gioia di una
carezza di famiglia. Il micio fu in pratica sistemato in una suite dotata di tutti i
confort possibili, compresa una televisione, tante volte volesse sentire qualche voce
umana… La direzione del residence per felini richiedeva che almeno una volta al
mese i proprietari degli animali in questione scrivessero qualche riga al loro
“adorato” – si fa per dire – felino.
Ma il miliardario sicuramente non si occupò neppure di questo e lasciò
l’incarico a qualche sua segretaria. E così il gatto» senza nome, senza affetto, ma
solo sistemato comodamente dal suo padrone miliardario ha passato gli ultimi giorni
in “beata” solitudine.