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GATTO DI COLAZIONE DA
TIFFANY
Nel film Colazione da Tiffany del 1961 accanto a Audrey Hepburn e George
Peppard compare un altro personaggio fondamentale: Gatto, uno splendido micione
rosso che la protagonista definisce «povera creatura senza nome». In realtà un nome
la splendida micia l’aveva: Orangey, ed era una delle star feline dei film
hollywoodiani. Aveva anche come Pigmalione uno dei più celebri istruttori di
animali per pellicole cinematografiche, Frank Inn, alla cui scuola avevano studiato
personaggi a quattro zampe molto popolari negli Stati Uniti. Orangey era una gatta
tigrata rosso tabby che aveva debuttato da protagonista nel 1951 con il film Rhubarb,
in cui interpretava un gatto che eredita una fortuna colossale e acquista una squadra
di baseball. Una prova che le valse anche la vittoria del Patsy Award, l’Oscar
destinato agli attori animali di cui abbiamo parlato in precedenza, e del quale fu il
primo vincitore felino: un secondo Patsy, Orangey, l’ottenne proprio con Colazione
da Tiffany a coronamento della propria decennale carriera.
Ma nonostante il musetto sparuto e lo sguardo languido, questa gatta rimase
celebre fra gli addetti ai lavori per il suo pessimo carattere: appena poteva
miagolava a più non posso e malmenava tutto e tutti, perfino il suo allenatore. Una
volta dato il ciack, però, si trasformava in una grande attrice. Al punto che, così
sostengono i critici, riusciva a mettere in secondo piano anche i colleghi umani che
l’affiancavano. E basta pensare ad alcune scene del film con Audrey Hepburn:
quando salta sulle spalle della protagonista, la sveglia mentre dorme o appare sotto
la pioggia per far trionfare l’amore fra i due protagonisti nella super-romantica scena
finale.
Una stella del grande schermo che girò molte pellicole: oltre a vestire i panni di
Minerva nella serie Tv Our Miss Brooks, la bella gatta dal pessimo carattere
apparve anche in altre produzioni cinematografiche, tra le quali alcuni classici della
fantascienza come Cittadino dello spazio o Radiazioni BX distruzione uomo: qui,
per esigenze di copione, la gatta cercava di rincorrere le lettere minuscole del titolo
del film per divorarle.