Page 25 - Poemi conviviali
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nella lontana Ftia ricca di zolle:


                                            nei boschi, invasi dall'odor di lauro,
                                            del Pelio: lungo lo Sperchèo, tra l'ulva
                                            pesta dall'ugne del tuo gran Centauro.


                                            Io ti mostrava là su l'alte nevi
                                            i foschi lupi che notturni a zonzo
                                            fiutaron l'antro dove tu giacevi:

                                            e tu gettavi contro loro incauto
                                            la voce ch'ora squilla come bronzo,
                                            allor sonava come lidio flauto.

                                            Io ti vedeva predatore impube
                                            correre a piedi, immerso nella tua
                                            anima azzurra come in una nube;

                                            io, rosseggiando, e con la bianca falce
                                            la luna smorta, vedevam laggiù
                                            correre un uomo dietro una grande alce.



                                                            III

                                            E meco c'era Memnone, che un urlo
                                            dal ciel mandava ai piedi tuoi veloci.
                                            Tu li credevi di laggiù le voci
                                            forse della palustre oca o del chiurlo.


                                            Perché t'amava anch'esso, il tuo fratello
                                            crepuscolare, che poi te protervo
                                            seduto sopra il boccheggiante cervo,



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