Page 57 - Lo scarabeo d'oro
P. 57
il cannocchiale ad un angolo di 41 gradi d’elevazione, lo
feci muovere con cautela dall’alto in basso e dal basso
in alto, fino a che la mia attenzione non si fermò su
un’apertura, un vuoto circolare nel fogliame di un
grand’albero che dominava tutti i suoi vicini nella di-
stanza. Al centro del vuoto scorsi un punto bianco, ma
sulle prime non potevo distinguere che cosa fosse. Met-
tendo a fuoco il cannocchiale, guardai di nuovo, e vidi
allora che si trattava di un teschio umano.
«Dopo questa scoperta mi sentii cosí sicuro da crede-
re sciolto l’enigma, poiché la frase: “fusto principale,
settimo ramo, lato est”, non poteva riferirsi che alla po-
sizione del teschio sull’albero, mentre l’altra: “lascia ca-
dere dall’occhio mancino del teschio”, ammetteva an-
ch’essa una sola interpretazione, nel caso della ricerca
di un tesoro sepolto. Capii che si doveva lasciar cadere
una palla dall’occhio mancino del teschio, e che una li-
nea retta, partendo dal punto piú vicino al tronco e pas-
sando attraverso “la palla” (vale a dire attraverso il pun-
to in cui la palla sarebbe caduta), avrebbe indicato un
punto definito sotto al quale mi pareva almeno possibile
che si trovasse nascosto un deposito di valore.»
— Tutto ciò — dissi — è chiarissimo, e per quanto
ingegnoso tuttavia semplice ed esplicito. Allora, lasciato
“l’albergo del vescovo”...?
— Dopo di aver preso nota accuratamente della posi-
zione dell’albero, tornai verso casa. Però appena ebbi la-
sciato la “seggiola del diavolo”, il vano circolare dispar-
ve, e da qualunque parte mi volgessi, mi fu impossibile
57