Page 12 - Morella
P. 12
glia non avevo mai parlato della madre: sarebbe stato
impossibile. In realtà nel breve periodo della sua esi-
stenza non aveva ricevuto nessuna impressione del
mondo esterno, all’infuori di quelle che avevano potuto
presentarsi negli angusti limiti del suo ritiro. Col tempo,
però, la cerimonia del battesimo apparve al mio spirito
snervato e agitato, come un mezzo di liberazione dai ter-
rori della mia sorte. Ma al fonte battesimale esitai sulla
scelta di un nome. E sulle mie labbra vennero ad affol-
larsi epiteti di saggezza e di beltà, nomi dell’epoca anti-
ca e moderna, del mio paese e stranieri, nomi belli di
buoni, di gentili e di felici. Chi fu a suggerirmi di distur-
bare la memoria della morta e sepolta? Qual demonio
mi spinse a emettere il suono il cui solo ricordo bastava
a far rifluire a torrenti il mio sangue dalle tempie al cuo-
re? Quale spirito malvagio parlò dagli abissi dell’anima
mia, quando, sotto le volte oscure nel silenzio della not-
te, io mormorai alle orecchie del ministro di Dio le silla-
be: Morella? E quale essere più che demoniaco agitò
convulsamente le fattezze della mia creatura e le coprì
del pallore della morte, allorquando, trasalendo a quel
suono appena audibile, essa alzò i suoi occhi vitrei dalla
terra al cielo e cadendo riversa sulle pietre annerite della
nostra tomba di famiglia, rispose: «Eccomi»?
Distinte, freddamente, tranquillamente distinte, pene-
trarono quelle sillabe nel mio orecchio, e, come piombo
fuso, s’insinuarono sibilando nel mio cervello. Gli anni;
gli anni possono passare, ma il ricordo di quell’ora non
passerà mai! No, io non ignoravo i fiori e la vite, ma l’a-
12