Page 15 - Myricae
P. 15
Giovanni Pascoli - Myricae
Ma non per me, non per me piango; io piango
per questa madre che, tra l’acqua, spera,
per questo padre che desìa, nel fango;
per questi santi, o fratel mio, che vivi;
di cui morendo io ti dicea… ma era 160
grossa la lingua e forse non udivi.–
Io vedo, vedo, vedo un camposanto,
oscura cosa nella notte oscura:
odo quel pianto della tomba, pianto
d’occhi lasciati dalla morte attenti, 165
pianto di cuori cui la sepoltura lasciò,
ma solo di dolor, viventi.
L’odo: ora scorre libero: nessuno
può risvegliarsi, tanto è notte, il vento
è così forte, il cielo è così bruno. 170
Nessuno udrà. La povera famiglia
può piangere. Nessuno, al suo lamento,
può dire: Altro è mio figlio! altra è mia figlia!
Aspettano. Oh! che notte di tempesta
piena d’un tremulo ululo ferino! 175
Non s’ode per le vie suono di pesta.
Uomini e fiere, in casolari e tane,
tacciono. Tutto è chiuso. Un contadino
socchiude l’uscio del tugurio al cane.
Piangono. Io vedo, vedo, vedo. Stanno 180
in cerchio, avvolti dall’assidua romba.
Aspetteranno, ancora, aspetteranno.
7