Page 683 - Jane Eyre
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zione inglese corresse in parte i difetti della sua indole
           troppo francese. Quando uscì di pensione trovai in lei
           una compagna docile, compiacente e onestissima. Con
           la sua gratitudine e con le cure che ha avute per me e
           per i miei, mi ha largamente ricompensata delle atten-
           zioni fattele.
              Il mio racconto si avvicina al suo termine.
              Debbo dire ancora qualcosa sulla mia vita come mo-
           glie e sulla sorte di quelli, il cui nome ha figurato qui;

           poi avrò finito. Sono maritata da dieci anni e so che cosa
           vuol dire vivere interamente con l'essere che si ama più
           di tutto al mondo ed esclusivamente per lui. Sono felice,
           più felice di quello che le parole possano esprimere, per-
           ché sono la vita di mio marito, come egli è la mia; nes-
           suna donna è stata più legata a suo marito di me, nessu-
           na è stata più la carne della sua carne, il sangue del suo
           sangue.
              Noi non ci siamo mai stancati di essere insieme. Par-
           liamo tutto il giorno, ed è come se meditassimo in modo
           più caro e più animato. Egli gode di tutta la mia fiducia
           ed io della sua. I nostri caratteri si combinano e ne risul-
           ta un perfetto accordo.
              Il signor Rochester continuò a esser cieco i due primi
           anni del nostro matrimonio; forse quel periodo di cecità
           è stato quello che ci ha tanto ravvicinati ed ha reso così
           intima la nostra unione, perché guardavo per lui, come
           sono ancora la sua mano destra. Ero davvero la pupilla
           dei suoi occhi, come mi chiamava. Per mezzo mio vede-
           va e leggeva. Non mi stancavo mai di dipingergli i cam-


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