Page 86 - Oriana Fallaci - La vita è una guerra ripetuta ogni giorno
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serviti  a  ben  poco,  i  Mukti  Bahini:  solo  a  piazzare  qualche  carica  di  dinamite.

          Politicamente  però  son  diventati  una  forza  immensa:  perché  hanno  convinto  i
          bengalesi a schierarsi contro i pakistani in una resistenza sorda magari, passiva, ma
          incessante  e  utilissima.  Gli  indiani  non  avrebbero  vinto  senza  l’appoggio  della
          popolazione,  i  pakistani  non  avrebbero  perso  se  non  avessero  avuto  contro  la
          popolazione.  E  i  Mukti  Bahini  hanno  dimostrato  che  i  carri  armati,  le  trincee,  i
          bombardamenti  aerei  non  servono  a  nulla  se  manca  la  spinta  ideologica:  che  la

          conquista di un territorio non vale se non è accompagnata dalla conquista dell’uomo.
          Hanno dimostrato che la guerra, oggi, non è più un mestiere per ufficiali eleganti che
          poi si stringon la mano, non è più una partita di calcio per generali che poi firmano
          gli  atti  di  resa.  È  un’impresa  basata  sulla  psicologia,  sulla  propaganda,  sulla
          partecipazione  delle  masse.  Un  villaggio  ostile,  un  ponte  saltato,  un  soldato
          ammazzato  nel  sonno  ottengono  il  doppio  di  una  battaglia  campale:  perché  un
          esercito  tradizionale  non  sa  come  difendersi  da  quel  nemico  onnipresente  e

          invisibile. Anzi,  perde  la  testa  organizzando  massacri:  e  i  massacri  vanno  a  tutto
          vantaggio  di  quel  nemico  onnipotente  e  invisibile,  raddoppiano  il  numero  dei
          villaggi  ostili,  dei  ponti  saltati,  dei  soldati  ammazzati  nel  sonno,  affrettano  la
          sconfitta finale.

               Lo si è già visto coi vietcong in Vietnam, con gli algerini in Algeria, coi fidayn in
          Palestina.  E  lo  sanno  bene  i  cinesi  che  da  anni  lavorano,  zitti,  nel  subcontinente
          asiatico.  Nessuno  può  dire  quanto  sia  o  sia  stata  profonda  nel  Bengala  orientale
          l’influenza  dei  cinesi:  ma  chiunque  può  prevedere  quanto  lo  sarà.  Entrando  nel
          Bengala orientale, e dando vita al Bangladesh, gli indiani si sono messi la corda al
          collo. Ora non sanno se comportarsi da conquistatori o da liberatori, se ritirare o non
          ritirare le truppe, se disarmare o non disarmare i Mukti Bahini, se impedire i loro
          linciaggi  o  chiudere  gli  occhi.  E  come  è  possibile  chiudere  gli  occhi  dinanzi  a

          qualcosa che non accenna a finire?       17
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