Page 9 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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Oriana Anastasia
Sono nata a Firenze, il 29-6-1929, da genitori fiorentini: Tosca ed Edoardo Fallaci.
Da parte di mia madre, tuttavia, esiste un «filone» spagnolo: la sua bisnonna era di
Barcellona. Da parte di mio padre, un «filone» romagnolo: sua madre era di Cesena.
Connubio pessimo, com’è ovvio, nei risultati temperamentali. Mi ritengo comunque
una fiorentina pura. Fiorentino parlo, fiorentino penso, fiorentino sento. Fiorentina è
la mia cultura e la mia educazione. All’estero, quando mi chiedono a quale Paese
appartengo, rispondo: Firenze. Non: Italia. Perché non è la stessa cosa. 2
Il mio primo nome doveva essere il nome della mia bisnonna paterna. Anastasìa.
Così voleva sua figlia, cioè la nonna Giacoma, benché Anastasìa le avesse inflitto
due torti imperdonabili: abbandonarla appena nata in un orfanotrofio di Cesena e
sedurle, vent’anni dopo, il futuro marito cioè il nonno Antonio. «Pazienza. Non lo
fece per cattiveria.» Così voleva il nonno Antonio (Fallaci) che di Anastasìa era
ancora innamorato nonostante fosse trascorso mezzo secolo, e non lo nascondeva.
«Sissignori. M’è rimasta addosso, quella strega.» Così volevano i miei genitori che
per Anastasìa nutrivano un’ammirazione incondizionata, e decisi a perpetuarne la
memoria attraverso di me si preoccupavano solo dell’accento da porre sulla a o
sulla i. Anastasia o Anastasìa? Tuttavia quando scoprirono il motivo per cui la nonna
Giacoma l’aveva perdonata, cioè quando il nonno Antonio gli rivelò che la strega
era morta suicida, cambiarono idea. Ripiegando su Proust mi chiamarono come la
duchessa di Guermantes, e Anastasia (senza accenti) divenne il mio secondo nome
accompagnato dal nome della nonna materna. Oriana Anastasia Talide. Peccato. M’è
sempre dispiaciuto non chiamarmi come la singolare antenata la cui storia non
assomiglia ad alcun’altra storia. 3
La casa di via del Piaggione, la casa dove sono nata, è quella che ricordo meglio. È
all’ultimo piano ed entrando, subito a destra, si trova la camera dei nonni: con
l’altarino della nonna. L’altarino è composto da un piccolo tavolo pieno di lumini
accesi sul quale la nonna tiene un grande dipinto nero che ritrae un Cristo crocifisso.
Dinanzi alla porta, ad angolo retto con la camera della nonna, c’è la camera dei miei
genitori. A sinistra, presso la porta, c’è la cassina dipinta che ora tengo a New York.
Poi c’è il letto, l’armadio, il cassettone che tengo a Firenze. Il letto dove sono nata è