Page 76 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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L’arte di intervistare














          Fu dopo il Vietnam che cominciai a intervistare i leader del mondo, i capi di Stato. Il
          che  mi  ha  permesso  di  pubblicare  uno  dei  miei  libri  più  amati: Intervista con la
          Storia. 54



          Detesto le interviste. Le ho sempre detestate, incominciando da quelle che facevamo
          ai  cosiddetti  potenti-della-Terra.  Per  esser  buona  un’intervista  deve  infilarsi,
          affondarsi,  nel  cuore  dell’intervistato.  E  questo  mi  ha  sempre  incusso  disagio.  In
          questo ho sempre visto un atto di violenza, di crudeltà.         55


          Mi innervosisco tanto quando qualche stupido mi presenta come un intervistatore, un
          intervistatore politico, e mi offendo e mi infurio tanto quando citano interviste come

          quelle a Khomeini o a Kissinger, come fossero i momenti più alti del mio lavoro, o
          addirittura  della  mia  vita.  Dio  mio,  se  anche  riscrivessi Moby  Dick,  mi
          additerebbero per la stupida frase di un cowboy di nome Kissinger o per il chador
          che  mi  tolsi  di  fronte  a  Khomeini  dicendogli:  «Vada  al  diavolo».  Non  vogliono
          capire  che  le  mie  interviste  sono  quel  che  sono  non  solo  per  il  mio  tipo  di
          personalità, il mio tipo di cultura, ma perché non sono le interviste di un  reporter.

          Sono  le  interviste  di  uno  scrittore,  concepite  dall’immaginazione  di  uno  scrittore,
          condotte  dalla  sensibilità  di  uno  scrittore,  formate  dalla  sua  conoscenza  e
          comprensione della vita.     56


          Il giornalismo fatto attraverso le interviste l’ho inventato io. E le mie interviste sono
          sempre state così rigorosamente precise, corrette. Non ho mai tradito nessuno. Anche

          se si trattava di una persona che odiavo o non rispettavo, stavo attenta a riportare con
          fedeltà  ciò  che  costui  o  costei  mi  aveva  detto.  Nessuno  ha  mai  potuto  accusarmi
          d’avere inserito nelle risposte un’inesattezza o una bugia.         57


          È  raro  che  io  faccia  editing  perché  le  mie  interviste  sono  buone  così  come

          avvengono;  al  massimo,  taglio  le  ripetizioni.  Però  vi  sono  due  casi  in  cui  non
          esistevano ripetizioni […]: la mia intervista a Giap e la mia intervista a Kissinger.             58
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