Page 454 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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come «La Coscienza d’Europa, l’eccezione in un’epoca dove l’onestà e la
chiarezza non sono più considerate preziose virtù». Nelle loro lettere i
lettori mi de nirono, sì, «il solo intelletto eloquente che l’Europa avesse
prodotto dal giorno in cui Winston Churchill pronunciò lo Step by Step
cioè il discorso con cui metteva in guardia l’Europa dall’avanzata di
Hitler». Ma i giornali e le TV e le radio della Sinistra al Caviale rimasero
mute, oppure si unirono alla tesi del «New York Times».
Tantomeno dimentico ciò che è avvenuto nel mio paese durante questi
giorni di novembre 2005. Perché, pubblicato da una casa editrice che
nella maggioranza delle quote azionarie appartiene ai miei editori
italiani, e da questi vistosamente annunciato sul giornale che consideravo
il mio giornale, in un certo senso la mia famiglia, un altro libro anti-
Fallaci ora a igge le librerie. Un libro scritto, stavolta, dall’ex vice-
direttore del quotidiano che un tempo apparteneva al defunto Partito
Comunista. Bé, non l’ho letto. Né lo leggerò. (Esistono almeno sei libri su
di me. Quasi tutti, biogra e non-autorizzate e piene di bugie o ensive
nonché di grottesche invenzioni. E non ne ho mai letto uno. Non ho mai
neppure gettato lo sguardo sulle loro copertine.) Ma so che stavolta il
titolo, naturalmente accompagnato dal mio nome che garantisce le
vendite, contiene le parole «cattiva maestra». So che la cattiva-maestra è
ritratta come una sordida reazionaria, una perniciosa guerrafondaia, una
mortale portatrice di «Orianismo». E secondo l’ex vice-direttore dell’ex
quotidiano ultracomunista, l’Orianismo è un virus. Una malattia, un
contagio, nonché un’ossessione, che uccide tutte le vittime contaminate.
(Graziaddio, molti milioni di vittime. Soltanto in Italia, la Trilogia ha
venduto assai più di quattro milioni di copie in tre anni. E negli altri
ventun paesi è un saldo bestseller.)
Ma questo non è tutto. Perché nei medesimi giorni il sindaco milanese
di centro-destra mi incluse nella lista degli Ambrogini: le molto ambite
medaglie d’oro che per la festa di Sant’Ambrogio la città di Milano
consegna a persone note, o quasi, nel campo della cultura. E quando il
mio nome venne inserito, i votanti della Sinistra sferrarono un
pandemonio che durò no alle cinque del mattino. Per tutta la notte, ho
saputo, fu come guardare una rissa dentro un pollaio. Le penne volavano,
le creste e i bargigli sanguinavano, i coccodè assordavano, e lode al cielo
se nessuno nì al Pronto Soccorso. Poi, il giorno dopo, tornarono
strillando che il mio Ambrogino avrebbe inquinato il pluriculturalismo e
contaminato la festa di Sant’Ambrogio. Che avrebbe dato alla cerimonia
del premio un signi cato anti-islamico, che avrebbe o eso i mussulmani e
i premiati della Sinistra. Quest’ultimi minacciarono addirittura di
respingere le ambite medaglie d’oro e promisero di inscenare una era