Page 453 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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a noi mi sembra marcato da una inevitabile nostalgia anzi da un
inevitabile bisogno di religiosità. E, come la religione, la religiosità nisce
sempre col rivelarsi il veicolo più semplice (se non il più facile) per
arrivare alla spiritualità.
Chiusa la nuova parentesi.
* * *
E così ci incontrammo, io e questo gentiluomo intelligente. Senza
cerimonie, senza formalità, tutti soli nel suo studio di Castel Gandolfo
conversammo e l’incontro non-professionale doveva restare segreto. Nella
mia ossessione per la privacy, avevo chiesto che così fosse. Ma la voce si
di use ugualmente. Come una bomba nucleare piombò sulla stampa
italiana, e indovina ciò che un petulante idiota con requisiti accademici
scrisse su un noto giornale romano di Sinistra. Scrisse che il Papa può
vedere quanto vuole «i miserabili, gli empi, i peccatori, i mentalmente
malati» come la Fallaci. Perché «il Papa non è una persona perbene». (A
dispetto di ogni dizionario e della stessa Accademia della Crusca, il
«perbene» scritto «per bene».) Del resto, e sempre pensando a Tocqueville,
alla sua invisibile ma insuperabile barriera dentro-la- quale-si-può-
soltanto-tacere-o-unirsi-al-coro, non dimentico mai quello che quattro anni
fa accadde qui in America.
Voglio dire quando l’articolo La Rabbia e l’Orgoglio (non ancora libro)
apparve in Italia. E il «New York Times» scatenò la sua Super Political
Correctness con una intera pagina nella quale la corrispondente da Roma
mi presentava come «a provocateur» una «provocatrice». Una villana
colpevole di calunniare l’Islam… Quando l’articolo divenne libro e
apparve qui, ancora peggio. Perché il «New York Post» mi descrisse, sì,