Page 446 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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sincere e vivaci nonché governate dalla libertà di pensiero e di opinione.
          Invece  viviamo  in  democrazie  deboli  e  pigre,  quindi  dominate  dal

          dispotismo e dalla paura. Paura di pensare e, pensando, di raggiungere
          conclusioni che non corrispondono a quelle dei lacchè del potere. Paura di
          parlare e, parlando, di dare un giudizio diverso dal giudizio subdolamente
          imposto  da  loro.  Paura  di  non  essere  su cientemente  allineati,
          obbedienti, servili, e venire scomunicati attraverso l’esilio morale con cui

          le democrazie deboli e pigre ricattano il cittadino. Paura di essere liberi,
          insomma. Di prendere rischi, di avere coraggio.
             «Il  segreto  della  felicità  è  la  libertà.  E  il  segreto  della  libertà  è  il

          coraggio» diceva Pericle. Uno che di queste cose se ne intendeva. (Tolgo
          la massima dal secondo libro della mia trilogia: La Forza della ragione. E da
          questo  prendo  anche  il  chiarimento  che  oltre  centocinquanta  anni  fa
          Alexis  de  Tocqueville  fornì  nel  suo  intramontabile  trattato  sulla
          democrazia  in  America.)  Nei  regimi  assolutisti  o  dittatoriali,  scrive

          Tocqueville,  il  dispotismo  colpisce  il  corpo.  Lo  colpisce  mettendolo  in
          catene  o  torturandolo  o  sopprimendolo  in  vari  modi.  Decapitazioni,
          impiccagioni, lapidazioni, fucilazioni, Inquisizioni eccetera. E così facendo

          risparmia l’anima che intatta si leva dalla carne straziata e trasforma la
          vittima  in  eroe.  Nelle  democrazie  inanimate,  invece,  nei  regimi
          inertamente  democratici,  il  dispotismo  risparmia  il  corpo  e  colpisce
          l’anima.  Perché  è  l’anima  che  vuole  mettere  in  catene.  Torturare,
          sopprimere.  Così  alle  sue  vittime  non  dice  mai  ciò  che  dice  nei  regimi

          assolutisti o dittatoriali: «O la pensi come me o muori». Dice: «Scegli. Sei
          libero di non pensare o di pensare come la penso io. Se non la pensi come
          la penso io, non ti sopprimerò. Non toccherò il tuo corpo. Non con scherò

          le  tue  proprietà.  Non  violenterò  i  tuoi  diritti  politici.  Ti  permetterò
          addirittura di votare. Ma non sarai mai votato. Non sarai mai eletto. Non
          sarai  mai  seguito  e  rispettato.  Perché  ricorrendo  alle  mie  leggi  sulla
          libertà  di  pensiero  e  di  opinione,  io  sosterrò  che  sei  impuro.  Che  sei
          bugiardo, dissoluto, peccatore, miserabile, malato di mente. E farò di te

          un fuorilegge, un criminale. Ti condannerò alla Morte Civile, e la gente
          non ti ascolterà più. Peggio. Per non essere a sua volta puniti, quelli che
          la  pensano  come  te  ti  diserteranno».  Questo  succede,  spiega,  in  quanto

          nelle democrazie inanimate, nei regimi inertamente democratici, tutto si
          può dire fuorché la Verità. Perché la Verità ispira paura. Perché, a leggere
          o  udire  la  verità,  i  più  si  arrendono  alla  paura.  E  per  paura  delineano
          intorno ad essa un cerchio che è proibito oltrepassare. Alzano intorno ad
          essa  un’invisibile  ma  insormontabile  barriera  dentro  la  quale  si  può

          soltanto tacere o unirsi al coro. Se il dissidente oltrepassa quella linea, se
          salta  sopra  le  Cascate  del  Niagara  di  quella  barriera,  la  punizione  si
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