Page 318 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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capisce?!?»
             «Bush aveva detto che sarebbe stata una guerra breve, rapida, e noi gli

          abbiamo  creduto»  interviene  un  altro,  più  giovane,  sui  trent’anni,  che
          chiamerò  Sharif.  Suddito  fedele  di  sua  maestà  re  Fahd,  anche  lui,  col
          «thobe»  addosso  e  il  «quatra»  in  testa,  è  anche  lui  ricco,  educato  in
          Occidente.  (Per  cinque  anni  ha  vissuto  a  Washington  dove  studiava
          scienze politiche.) Anche lui nemico di Saddam Hussein. «Credendogli ci

          siamo  illusi  che  si  trattasse  d’una  guerra  come  quella  di  Panama  e  di
          Grenada, d’una operazione semplice e indolore, d’una specie di intervento
          chirurgico  per  togliere  l’appendicite,  e  invece  è  un  mese  che  distrugge

          l’Iraq. Distrugge quello e basta, del Kuwait non ha liberato che un’isoletta
          di  mezzo  chilometro.  E  ora  che  Saddam  Hussein  sembra  disposto  a
          patteggiare, fa orecchi da mercante. I suoi generali continuano a parlare
          di  attacco  terrestre  e  di  sbarco.  Ma  quando  lo  fanno  questo  sbarco,
          quando lo lanciano questo attacco terrestre? La vigilia del Ramadan? Il

          Ramadan per noi è un simbolo di pace, di fratellanza di puri cazione, un
          periodo  durante  il  quale  i  mussulmani  di  ogni  paese  vengono  qui  per
          pregare alla Mecca. Sarebbe uno scandalo se i cannoni tuonassero mentre

          i mussulmani di ogni paese sono qui per pregare alla Mecca, e capirei se
          qualcuno di loro ne appro ttasse per scatenare attentati. Ieri un amico mi
          ha  chiamato  da  Gedda.  Era  sconvolto,  s’è  messo  a  gridare:  “Bisogna
          bruciare gli americani! Bisogna ammazzarli! Bisogna mandarli via!”. Sia
          pure  a  bassa  voce  lo  ripetono  in  molti,  quaggiù.  Se  parlasse  l’arabo  e

          interrogasse la gente per strada, ne ascolterebbe di belle. Ma lei crede che
          siano contenti, i soldati e gli aviatori sauditi, di sparare sui loro fratelli di
          Bagdad? Il pilota che ha abbattuto due aerei iracheni qui non è a atto un

          eroe.  E  quando  ha  detto  alla  TV  che  aveva  avuto  una  buona  giornata,
          molti hanno provato vergogna.»
             «Io  ho  provato  vergogna  a  vedere  la  fotogra a  di  otto  marines  che
          ballavano di gioia intorno a un carro armato perché a Bagdad era stato
          distrutto  non  so  quale  edi cio»  aggiunge  un  terzo  che  chiamerò  Tarik.

          Venticinque  anni,  lui,   glio  di  un  miliardario,  e  per  sei  anni  studente
          all’Università  di  Los  Angeles  dove  s’è  laureato  in  storia  e   loso a.  «La
          stessa vergogna che mi ha chiuso la gola a udire la storia del rifugio dove

          sono morti centinaia di bambini, di vecchi, di donne. Non hanno chiesto
          nemmeno scusa, gli americani. Hanno detto che si trattava d’un obiettivo
          militare e basta, poi hanno aggiunto che certi obiettivi continueranno a
          bombardarli  quanto  gli  pare.  Non  mi  piacciono  gli  americani.  Non  mi
          piacevano nemmeno quando stavo a Los Angeles.

             Erano rozzi, volgari, specialmente i neri, e non facevano che scroccarmi
          cene  nei  ristoranti  di  lusso.  Tanto  sei  saudita,  dicevano,  hai  pozzi  di
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