Page 302 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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Lo so. I soldati che le sono devoti la chiamano re d’Israele, re Ariel. E dicono

          che  è  un  gran  leader,  un  uomo  molto  coraggioso,  leale.  Ma  l’immagine  più
          diffusa è quella che ho detto prima. Come mai? Da che nasce? Deve pur esserci
          una ragione. Che sia l’episodio di Qibia?

             Miss Fallaci, lei è così brava a dipingere un ritratto per do di me che

          per un minuto ho creduto che fosse lei a dare un’intervista su Sharon, non
          io. Eppure sa bene che raramente l’immagine di un uomo corrisponde a
          quella  che  ne  danno  i  giornali.  Sa  bene  che  una  volta  lanciata  una

          calunnia,  inventata  una  bugia,  questa  viene  ripetuta  e  copiata,  in ne
          accettata per verità. Vuol parlare di Qibia? Parliamo di Qibia. 15 ottobre
          1953, Operazione Susanna: dal nome della bambina isrealiana uccisa col
          fratellino  e  la  mamma  dai  terroristi  arabi  che  a  Qibiaavevano  il  loro
          rifugio.  L’Operazione  Susanna  consisteva  nel  fare  saltare  le  case  che

          ospitavano i terroristi, e io la comandavo entrando personalmente in ogni
          casa per evacuare la gente prima di sistemare l’esplosivo. Incominciammo
          alle undici di sera e continuammo  no alle quattro del mattino, quando

          caddi  addormentato  per  la  stanchezza.  Nel  pomeriggio,  svegliandomi,
          seppi che la radio giordana aveva dato notizia di sessantanove morti: tutti
          donne e bambini. Non credevo ai miei orecchi perché prima di andarmene
          avevo  contato  le  perdite  del  nemico,  ed  erano  una  dozzina  di  soldati
          giordani.  Dov’erano  stati  trovati,  dunque,  quei  sessantanove  corpi  di

          donne e bambini? Sotto le macerie di una casa, mi fu detto, in cantina.
          Evidentemente si erano nascosti e nel buio non li avevo visti. Mi…
             Mi dispiacque molto. Mi dispiacque tanto che, dopo un altro raid in un

          villaggio  chiamato  Mahlin,  l’anno  dopo,  non  volli  farne  più.  Anzi
          raccomandai che quel tipo di operazioni venisse annullato. Che altro?

             Bè,  scegliamo  l’episodio  di  Gaza.  Quello  dove  uccise  trentasette  soldati
          egiziani che stavano dormendo.


             Le assicuro che non stavano a atto dormendo. Comunque: Gaza, 1955,
          Operazione  Freccia  Nera.  Anche  stavolta  io  comandavo  il  raid,  con  la

          famosa unità 101.
             Dormivano  così  poco  quegli  egiziani  che  fu  un  corpo  a  corpo  duro  e
          sanguinoso: tornammo indietro con otto morti e dodici feriti. Ciascuno di
          noi un morto o un ferito sulle spalle. Non c’è bisogno di dire nulla in più.
          C’è gente che mi odia, lo so, e gente che ha paura di me: specialmente tra

          i politici. Perché dico sempre quello che penso e faccio sempre quello che
          voglio, perché non mi muovo con delicatezza, perché non riesco a legarmi
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