Page 16 - Canti di Castelvecchio
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10. Notte d'inverno 11. Le ciaramelle
Il Tempo chiamò dalla torre Udii tra il sonno le ciaramelle,
lontana... Che strepito! E` un treno ho udito un suono di ninne nanne.
là, se non è il fiume che corre. Ci sono in cielo tutte le stelle,
O notte! Né prima io l'udiva, ci sono i lumi nelle capanne.
lo strepito rapido, il pieno Sono venute dai monti oscuri
fragore di treno che arriva; le ciaramelle senza dir niente;
sì, quando la voce straniera, hanno destata ne' suoi tuguri
di bronzo, me chiese; sì, quando tutta la buona povera gente.
mi venne a trovare ov'io era, Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
squillando squillando accende il lume sotto la trave;
nell'oscurità. sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,
Il treno s'appressa... Già sento di cauti passi, di voce grave.
la querula tromba che geme, Le pie lucerne brillano intorno,
là, se non è l'urlo del vento. là nella casa, qua su la siepe:
E il vento rintrona rimbomba, sembra la terra, prima di giorno,
rimbomba rintrona, ed insieme un piccoletto grande presepe.
risuona una querula tromba. Nel cielo azzurro tutte le stelle
E un'altra, ed un'altra. - Non essa paion restare come in attesa;
m'annunzia che giunge? - io domando. ed ecco alzare le ciaramelle
- Quest'altra! - Ed il treno s'appressa il loro dolce suono di chiesa;
tremando tremando suono di chiesa, suono di chiostro,
nell'oscurità. suono di casa, suono di culla,
Sei tu che ritorni. Tra poco suono di mamma, suono del nostro
ritorni, tu, piccola dama, dolce e passato pianger di nulla.
sul mostro dagli occhi di fuoco. O ciaramelle degli anni primi,
Hai freddo? paura? C'è un tetto, d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
c'è un cuore, c'è il cuore che t'ama or che le stelle son là sublimi,
qui! Riameremo. T'aspetto. conscie del nostro breve mistero;
Già il treno rallenta, trabalza, che non ancora si pensa al pane,
sta... Mia giovinezza, t'attendo! che non ancora s'accende il fuoco;
Già l'ultimo squillo s'inalza prima del grido delle campane
gemendo gemendo fateci dunque piangere un poco.
nell'oscurità... Non più di nulla, sì di qualcosa,
E il Tempo lassù dalla torre di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
mi grida ch'è giorno. Risento quel pianto grande che poi riposa,
la tromba e la romba che corre. quel gran dolore che poi non duole;
Il giorno è coperto di brume. sopra le nuove pene sue vere
Quel flebile suono è del vento, vuol quei singulti senza ragione:
quel labile tuono è del fiume. sul suo martòro, sul suo piacere,
E` il fiume ed è il vento, so bene, vuol quelle antiche lagrime buone!
che vengono vengono, intendo,
così come all'anima viene,
piangendo piangendo,
ciò che se ne va.
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