Page 14 - Canti di Castelvecchio
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8. Il brivido

              Mi scosse, e mi corse
            le vene il ribrezzo.
            Passata m'è forse
            rasente, col rezzo
            dell'ombra sua nera
            la morte...
                   Com'era?
              Veduta vanita,
            com'ombra di mosca:
            una ombra infinita,
            di nuvola fosca
            che tutto fa sera:
            la morte...
                   Com'era?
              Tremenda e veloce
            come un uragano
            che senza una voce
            dilegua via vano:
            silenzio e bufera:
            la morte...
                   Com'era?
              Chi vede lei, serra
            né apre più gli occhi.
            Lo metton sotterra
            che niuno lo tocchi,
            gli chieda - Com'era?
            rispondi...
                   com'era? -


            9. L'or di notte

              Nelle case, dove ancora
            si ragiona coi vicini
            presso al fuoco, e già la nuora
            porta a nanna i suoi bambini,
            uno in collo e due per mano;
              pel camino nero il vento,
            tra lo scoppiettar dei ciocchi,
            porta un suono lungo e lento,
            tre, poi cinque, sette tocchi,
            da un paese assai lontano:
              tre, poi cinque e sette voci,
            lente e languide, di gente:
            voci dal borgo alle croci,
            gente che non ha più niente:
            - Fate piano! piano! piano!
              Non vogliamo saper nulla:


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