Page 217 - Carmina - Poesie latine
P. 217
il cielo, come quando, in un solenne funerale, gli accompagnatori capovolgono le fiaccole per
levarne la nera moccolaia. E il sapiente: «Di morte improvvisa, a lor volta, sotto i piedi ti muore un
popolo, sopra la terra ti muore un astro. Che dici tu? tu dici che a te non fa nulla, se in alto un astro
schizza e va in polvere, se in terra una formica è calpestata. Ebbene a nessuno importa se l'Uomo
viva o non viva, ché ogni genere è morso da un suo proprio dolore, e tutti gli esseri, presto o tardi, si
troveranno all'ombra delle ali della morte: della morte che vola sul nostro capo.
«Cosí è: vi è un solo rifugio per il nostro dolore: il cuore dei fratelli. E tu perché te lo
impedisci da te? Perché rechi dolore a quello che di lí a poco potrebbe consolare il tuo? Perché la
grande Nazione Umana è ancora in preda alla discordia e combatte tra sé? Non altrimenti la mamma
sorprende i bimbi in mezzo a una rissa, e affrena i loro pugni, le loro unghie pronte all'offesa.
Quando un letto solo ha accolto i due bimbi, mandati a nanna, i due bambini che ancora piangono
gonfi d'ira, ecco le tenebre attorno, sebbene vuote li empiono di paura, ecco, non singhiozzano piú,
frenano le lagrime e l'ira; di lí a poco si circondano pacificati il collo con le braccia pugnaci e
accostano l'uno all'altro il cuore dimentichi della furia».
Trad. GIOVANNI PASCOLI
XIV. - AD HOSPITES
Hic ubi per sudum sorberi mane videtur
caerula caeruleis montibus unda maris,
effluat ut fretus ex oculis et Bruttius ora
535 Mamertinorum continuetur ager;
hic ubi, si quando defervescente procella
obstruitur praeceps undique nube dies,
aerio nectens nebulosum ponte Peloron
Scyllaeumque ingens arcus utrimque bibit;
540 Italiae vocem licet hic audire parentis,
hic oculis ipsam forte videre licet.
Nam septemgemino seu vespertina sub arcu,
omnia sive inter caerula mane sedet,
«Restituit pietas» inquit «concordia servat
545 natorum, iunctis viribus, Italiam.
Fortia nempe egi; sum fortia passa: resurgo:
magnum est id quod eram, maius id est quod ero.»
XV. - AD FRIDERICUM BALSIMELLI
Rusticus extremas stipulas succiderat Umber
montibus aeriis,
550 cum puer, heu, longis aveo dum visere nidum
laetus ab exiliis,
et patris amplexus animus matrisque recenset
oscula multa memor,
graminaque et ripas Rubiconis arundine laetas
555 caeruleumque mare,
217