Page 64 - Pablo Picasso
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Famiglia di saltimbanchi (L’acrobata), 1905.
                                 Guazzo e carboncino su cartone, 51,2 x 61,2 cm,
                                       Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo.



              Chi sono quelle figure, i cui prototipi catalani fanno capolino dalla

           moltitudine di “disegni a memoria” ispirati a Horta de Ebro e realizzati
           da  Picasso  in  questo  periodo?  Qual  è  il  senso  della  cecità  sensoriale
           dell’uno  e  dell’imperturbabile  e  cieco  sguardo  dell’altro?  Quale

           parabola  spiegherà  la  ragione  per  cui  siedono  a  quel  modo,  l’uno
           appoggiato all’altro, ai margini del mondo, del tempo, della vita o del

           sonno?
              Certe  immagini  eterne  del  genere  umano  esprimono  condizioni,

           relazioni, conflitti di portata generale e, di tanto in tanto, nel corso della
           storia,  assumono  le  fattezze  di  “vagabondi”.  Il  vecchio  cieco,  reso

           saggio  dalla  sofferenza,  il  mendicante  che  ha  perduto  tutto  quel  che
           aveva, il girovago eternamente condannato a muoversi sono quel che
           erano  Edipo,  Giobbe,  Assuero.  Forse,  però,  sono  soltanto

           l’incarnazione  di  un  unico  archetipo  che  esprime  la  crescita  della
           spiritualità  mediante  attenuazioni  dell’aspetto  corporeo.  Nei  romanzi

           ottocenteschi  di  Dickens  e  Dostoevskij,  l’umanità  (massima
           espressione della spiritualità, a quei tempi) trova la propria penetrante
           manifestazione nell’immagine di un vecchio mendicante accompagnato
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