Page 65 - Pablo Picasso
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da  un’orfanella,  un’immagine  che  è  al  contempo  profondamente
           toccante  e  altrettanto  simbolica.  Nel  Vecchio  ebreo  con  ragazzo,

           l’artista interpreta il mito umanitarista del XIX secolo, ma lo fa con una
           biblica sfiducia nel destino umano. Il dipinto ci mostra in che modo la
           crisi estetica vissuta da Picasso nel Periodo Blu si sarebbe risolta.

              Qui, infatti, lo sforzo in direzione di un’espressività estrema – che
           aveva reso necessario il tangibile intreccio di forme plastiche flessuose,

           i complessi ritmi di linee, i mimetici contrasti dei tipi e, infine, il colore
           di un blu cinereo intenso –, questa manieristica esaltazione della forma
           sono ora basi sulla forza penetrante di una relazione. In questo senso il

           tema della cecità in Vecchio ebreo con ragazzo aveva un’importanza
           particolare per Picasso, come Penrose ha acutamente compreso. «Nel

           considerare l’atto della percezione, Picasso è sempre rimasto sbalordito
           dalla discrepanza tra la visione di un oggetto e la sua conoscenza. La

           sua apparenza superficiale è per lui assurdamente inadeguata. Vedere
           non basta, né è sufficiente l’aiuto che possono dare gli altri sensi. Ci

           sono altre facoltà della mente che vanno chiamate in gioco se si vuole
           che la percezione porti alla comprensione. È, per certi versi, nel punto
           di congiunzione tra la percezione sensoriale e la più profonda religione

           della  mente  che  si  colloca  un  metaforico  occhio  interiore  capace  di
           vedere e percepire emotivamente.

              Con  questo  occhio  dell’immaginazione  è  possibile  vedere,
           comprendere  e  amare  anche  senza  vedere  in  senso  fisico,  e  questa

           visione  interiore  può  risultare  ancora  più  intensa  quando  le  finestre
           affacciate sul mondo esterno sono chiuse.» Penrose prosegue citando le

           misteriose  parole  pronunciate  da  Picasso  negli  anni  Trenta:  «Anzi,
           soltanto  l’amore  ha  importanza,  qualunque  cosa  sia.  E  bisognerebbe
           cavare gli occhi ai pittori come si fa con i cardellini per farli cantare

           meglio».[44]
              Con  queste  parole  Picasso  alludeva  forse  al  suo  Minotauro  cieco

           condotto da una piccola bambina indifesa, tarda eco del suo Vecchio
           cieco  con  orfanella  del  1903,  uniti  dalla  spiritualità  dell’amore.  Nel
           1904 il Periodo Blu, con il suo carattere pessimistico e ripiegato su se

           stesso e con il suo furioso desiderio di un assoluto estetico, giunse al
           suo culmine. A questa crisi giovanile doveva subentrare una nuova fase

           nel processo di sviluppo individuale: la fase della costruzione di sé.
              Non  è  un  caso,  perciò,  che  Picasso,  sensibile  ora  alle  condizioni

           esterne,  progetti  un  nuovo  viaggio  a  Parigi,  per  respirare  un’aria
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