Page 151 - Pablo Picasso
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certa unità stilistica, che si tratti di paesaggi, di nature morte oppure di
           ritratti.
              L’Ermitage  custodisce  uno  di  questi  paesaggi  estivi:  Fabbrica  a

           Horta de Ebro. Già il titolo parla della realtà del soggetto, che tuttavia
           la visione di Picasso ci consegna ripulito e ornato invece dal suo sogno.

           Le palme verdeggianti che addolciscono questo paesaggio sono, come
           l’artista ha ammesso, pura invenzione (a Horta e dintorni le palme non

           crescono). Il gruppo di edifici semplici e geometrici sembra irradiare i
           suoi ritmi spigolosi e frastagliati come un tema musicale che finisce per
           avvolgersi a spirale in una sorta di fuga spaziale. Con il loro magico

           gioco di piani grigio-argento e ocra, il paesaggio e la fabbrica vengono
           trasformati in un miraggio prismatico apparso tra le montagne catalane,

           saturo  di  luce  pura.  Quest’aria  carica  di  luce  differisce  da  quella  del
           Nord: non abbraccia né ammorbidisce le forme, bensì si infrange con

           violenza su di esse. È resa, qui, attraverso i violenti accenti tonali del
           cielo, che è parte integrante della struttura generale. I dipinti di Horta

           de Ebro sono considerati tipici del cubismo analitico.
              Al  suo  ritorno  a  Parigi,  l’autunno  successivo,  Picasso  riassume  le
           soluzioni  formali  in  essi  contenute  dedicandosi  alla  scultura,  che

           secondo lui, come già detto, costituiva il miglior commento del pittore
           alla pittura. Realizza Testa femminile nello stile analitico. Senza violare

           il tradizionale principio della massa scultorea unitaria, Picasso modella
           la superficie con una serie di spettacolari piani inclinati; la poderosa

           accentuazione  dei  muscoli  in  corrispondenza  delle  articolazioni  crea
           un’interazione di ritmi, ma squarcia anche l’epidermide della superficie

           scultorea (Kahnweiler).
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