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privare i popoli liberi della facoltà di vivere come desiderano. Allo stesso
modo in cui potremmo prendere misure militari contro i governi stranieri
che proteggono il terrorismo, potremmo anche cercare di ingraziarci i
popoli che questi stati opprimono.
Questa guerra sarà diversa persino nel suo vocabolario. Quando
"invaderemo un territorio nemico" potrebbe trattarsi del suo spazio
cibernetico. È probabile che sbarcheremo molto meno sulle spiagge di
quanto non sventeremo gli stratagemmi del nemico. Che non si parli più di
"strategia di uscita": si tratta di un impegno che non comporta nessun
limite temporale. Non abbiamo neppure regole fisse sul modo di
dispiegare le nostre truppe; stabiliremo invece alcune direttive che ci
diranno se la forza militare è il miglior mezzo per raggiungere l'uno o
l'altro obiettivo.
Il pubblico assisterà forse a qualche azione militare spettacolare che
non produrrà nessuna vittoria apparente; allo stesso modo vivrà,
probabilmente, ignorando altre azioni che portano grandi vittorie. Le
"battaglie" saranno quelle della polizia di frontiera che avrà arrestato
persone sospette alle nostre frontiere e dei diplomatici che saranno
riusciti a ottenere una collaborazione all'estero contro il riciclaggio del
denaro.
Tuttavia, anche se si tratta di un nuovo tipo di guerra, una cosa non
cambia: l'America rimarrà indomabile. La vittoria sarà di tutti gli
americani che vivranno la loro vita, giorno per giorno, andando al lavoro,
educando i loro bambini e realizzando i loro sogni come hanno sempre
fatto, un popolo grande e libero.
Thierry Meyssan 108 2002 - L'Incredibile menzogna