Page 1234 - Manuale dell'architetto
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URBANISTICA • ELEMENTI CONOSCITIVI E RAPPRESENTATIVI G.1.
CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO E CARTOGRAFIE 1./2.
SETTORI URBANI ISOLATI MONOFUNZIONALI E POLIFUNZIONALI A.NPGREOONZGEIOREATNTLIAI ZDIIONE
B.OPRREGSATANZISIOMNI IEDDIELGIZLII
Si considerano settori urbani quelle par- FIG. G.1.1./30 SETTORI URBANI Un isolato può avere varie dimensioni e raggruppare più funzioni. Nelle aree centrali urba- C.EPSREORFCEISZSIOIONALE
DI UN CENTRO STORICO ne numerosi isolati riuniscono prevalentemente funzioni collettive (commerciali, ammini- D.SPTRROUGTETTUTRAAZLIEONE
ti del tessuto cittadino che hanno carat- strative, politiche, culturali, ricreative) e limitatamente quelle residenziali. Al contrario nelle E.ACOMNBTIERNOTLALLOE
aree periferiche prevalgono nettamente le funzioni residenziali. La questione pone frequen- F.CMOAMTEPROIANLEI,NTI, TECNICHE
teristiche edilizie abbastanza omoge- temente, in sede di pianificazione, complicati problemi di riequilibrio. G.URBANISTICA
nee, una certa autonomia funzionale, e FIG. G.1.1./31 ISOLATO A STRUTTURAZIONE BIDIREZIONALE, IN PRESENZA EEGLRE.1MA.PEPNRTEISCEONNTAOTSIVCIITIVI
DETERMINANTE DI UNA TIPOLOGIA DI INTERESSE COLLETTIVO RGE.A2L.TÀ URBANA
che comprendono al loro interno vari (schema e planimetria) GRTEE.RA3RL.ITTÀORIALE
NGO.4R.ME E VINCOLI
isolati. Spesso l’individuazione di un PGGIUA.5IND.IAFICAALLZAIONE
GMO.6B.ILITÀ
settore urbano può essere ricondotta
alla sua origine storica e alle comuni
vicende e scelte edificatorie dell’insie-
me preso in esame.
Qualche volta il settore urbano si può
identificare con il rione o il quartiere. Un
settore urbano dovrebbe sempre com-
prendere un ampio assortimento di fun-
zioni, in modo da offrire svariate possi-
bilità di fruizione, proporre occasioni di
frequentazione in orari diversi, rivolger-
si a settori di utenza molteplici. Solo in
questo modo si può evitare la monofunzionalità spinta dei settori, che si è rivelata
dannosa nell’economia generale delle città, in quanto accresce i problemi sociali e
quelli di uso del territorio urbano. Si pensi ai quartieri “dormitorio”, ai centri direziona-
li intasati in certi periodi e orari e deserti in altri, alla concentrazione delle attività indu-
striali o artigianali con degrado e inquinamento dell’ambiente, alla necessità di conti-
nui spostamenti della popolazione per assolvere nelle diverse attività.
SEMPLICITÀ E COMPLESSITÀ FORMALE
Un isolato può essere utilizzato, dal punto di vista edificatorio, in forme semplici oppure complesse.
Possono considerarsi complesse quelle soluzioni che fanno riferimento a tipi edilizi inconsueti, a volte di notevole interesse architettonico, assemblaggio di più tipologie, con
sezioni che rispecchiano chiaramente il grado di complessità. Si pensi, ad esempio, all’Habitat di Montreal o a varie unità di abitazione come quelle di Le Corbusier.
AGGREGAZIONE DEGLI EDIFICI E CONFIGURAZIONE DEL TESSUTO URBANO
L’aggregazione degli edifici può dare origine a un numero quasi illimitato di soluzioni for- 5. Aggregazione complessa di elementi omogenei continui.
mali-funzionali e quindi di configurazioni del tessuto urbano. Quelle illustrate di seguito Tende a formare spazi comunitari a integrazione di quelli stradali. Soluzione abba-
sono solo alcune delle più consuete. stanza frequente in insediamenti antichi e recenti. I tipi edilizi possono essere case
a schiera, in linea o altri.
1. Aggregazione di elementi disomogenei isolati e non preordinati.
È il caso tipico dello sviluppo edilizio spontaneo, quello che si può osservare in 6. Aggregazione complessa di elementi disomogenei continui.
alcune zone di estrema periferia o in aree agricole dove sia percepibile una certa Soluzione simile alla precedente, ma caratterizzata dall’assemblaggio di tipi edilizi
spinta all’addensamento. diversi tra loro.
2. Aggregazione semplice di elementi omogenei preordinati. 7. Aggregazione complessa di elementi disomogenei discontinui.
Soluzione frequentemente usata in lottizzazioni a villini, sia in aree urbane a bassa Soluzione frequente in aree periferiche dove la strumentazione edilizia-urbanistica
densità sia in aree turistiche. è più carente.
3. Aggregazione semplice di elementi lineari più o meno omogenei. 8. Aggregazione complessa di elementi omogenei, o parzialmente omogenei,
Soluzione seriale tipica dei centri di origine medioevale (case contigue a schiera o intorno a un fulcro (emergenza) in base a scansioni preordinate.
simili) presente anche in aree urbane o semi-urbane più recenti. Si adatta partico- Soluzione frequente nelle aree di impianto razionalista e post-razionalista, con mol-
larmente ai terreni in declivio. te possibilità di variante e di arricchimento tipologico-funzionale, anche in dimen-
sione verticale.
4. Aggregazione di elementi lineari continui disomogenei.
Gli edifici sono di tipologie e dimensioni diverse e non sempre si allineano unifor- 9. Aggregazione lineare di elementi omogenei, o parzialmente omogenei, in
memente lungo il bordo stradale. Soluzione presente in tutti i tessuti urbani, spe- base a scansioni preordinate di derivazione geometrica, liberamente uti-
cialmente antichi, in carenza di normative edilizie. lizzate.
Soluzione presente, nelle sue molteplici varietà, nelle realizzazioni recenti.
CARATTERISTICHE DELLE PRINCIPALI TRASFORMAZIONI
DISTACCHI E PENDENZE
DISTACCHI TRA GLI EDIFICI FIG. G.1.2./1 DISTACCO MINIMO TRA GLI EDIFICI DCCGAAE.LRR1ATT.OE1TRTG.RERRITAIOSFTRIIECIOHEE
d CDGTRAE.ALR1LSAE.F2TOPT.RERRIMNISACTIZIPCIAOHLNEI I
Dove il clima è temperato il distacco minimo tra gli edifici non dovrebbe essere inferiore alla somma delle due altezze
che si fronteggiano divisa per due. hh G 11
d
Questa regola semplicissima assicura condizioni buone di soleggiamento a ciascun fronte e limita i disagi reciproci di h
introspezione. Distacchi minori debbono essere giustificati da condizioni particolari e accuratamente studiati in sede pro- h
gettuale. Sono tuttavia vietati dalla maggior parte dei regolamenti edilizi comunali italiani.
Occorre comunque osservare che il distacco tra gli edifici può variare con la latitudine e le condizioni climatiche.
Nelle aree più calde, anche nel bacino del Mediterraneo, si usa spesso limitare i distacchi per ottenere zone d’om-
bra più consistenti.