Page 31 - Il grande dizionario della metamedicina
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essere troppo esigenti verso se stessi o verso gli altri. La mancanza di comprensione o di tolleranza verso se stessi o
gli altri spinge la persona a svalutarsi e a essere critica nei confronti di coloro che la circondano.
Ho la tendenza a criticarmi?
Ho la tendenza a paragonarmi agli altri e a svalutarmi?
Tendo a essere critico o a nutrire risentimento nei confronti dei miei cari?
Gisèle soffriva di artrite reumatoide al collo e alla schiena. Era una casalinga e, per non sentirsi in colpa per il fatto
di stare a casa, si sentiva obbligata a fare tutto da sola, ciò che la faceva sentire una serva. Ogni volta che uno dei
figli l’andava a trovare, riprendeva il suo ruolo per sentirsi amata.
Durante una visita del figlio, Gisèle non gli preparò i manicaretti che lui aveva l’abitudine di portarsi a casa. Il
figlio le disse: «Diventi avara invecchiando». La cosa la ferì profondamente. Pensò: «Dopo tutto quello che ho fatto
in questi anni, ecco come mi ringraziano. Sarei una tirchia, io che non ho mai pensato a me stessa».
Il risentimento che nutriva nei confronti della famiglia sentendosi la serva di casa, si accrebbe dopo questo episodio
e prese forma in un’artrite reumatoide alle articolazioni del collo e della schiena.
Quando ho incontrato Gisèle, era malata da più di due anni. Le chiesi chi l’avesse costretta a servire la famiglia in
quel modo. Mi rispose: «Io stessa. Molto spesso mio marito mi ha suggerito di assumere un aiuto, ma avevo paura di
passare per pigra».
Così si imponeva di fare ogni cosa, biasimando però la propria famiglia. Le dissi: «Come avresti reagito se tuo
figlio ti avesse detto: ‘Mamma, tu che mi prepari sempre dei buoni manicaretti da portare via, non capisco perché
questa volta non mi hai preparato niente. Stai diventando avara con l’età?’» Mi rispose: «Avrei capito che era
stupito dal mio comportamento così diverso e che si stava interrogando sul mio modo di agire». Era esattamente
questo, Gisèle lo comprese e si liberò dall’emozione in cui era rimasta bloccata. Imparò a fare le cose per il proprio
piacere e non per non sentirsi colpevole o per comprare l’amore dei suoi cari. Accettò l’idea di assumere un aiuto
domestico per concedersi del tempo libero e guarì dall’artrite.
→ Artrite reumatoide giovanile: vedi Reumatismo articolare acuto.
→ Poliartrite reumatoide: infiammazione delle articolazioni spesso grave che colpisce più articolazioni e che può
comportare la deformazione delle articolazioni delle mani. Sovente è legata a un profondo senso di colpa o a una
svalutazione generale della propria persona.
Sono portato a paragonarmi agli altri e a ripetermi che non ce la farò mai a essere così intelligente o così
competente?
Mi sono forse sentito incapace di aiutare uno dei miei cari che soffriva?
Mi sono assunto una responsabilità che mi ha fatto sentire in colpa e di cui mi sono molto pentito in seguito?
Denise è la primogenita in famiglia. È stata lei a occuparsi dei fratelli e delle sorelle dopo la morte della madre. Per
questo loro hanno preso l’abitudine di contare su di lei per le decisioni che riguardano la famiglia. Un giorno un
fratello ebbe un grave incidente con l’auto e andò in coma. I medici dissero che aveva subito gravi lesioni cerebrali,
probabilmente irreversibili, e che non era più in grado di respirare, se non artificialmente. Chiesero quindi di
scegliere se mantenerlo in vita artificialmente o staccare la macchina.
La famiglia lasciò la decisione a Denise, che però non sapeva cosa fare temendo di non prendere quella giusta.
Ripensò a ciò che i medici avevano detto: non vi erano praticamente possibilità di guarigione, ma forti probabilità di
conseguenze invalidanti se il fratello fosse uscito dal coma. Pensando a lui, e non volendo prolungare le sue
sofferenze, accettò, a nome di tutta la famiglia, che fosse staccata la spina della macchina che lo teneva in vita.
Tuttavia, quando le dissero che era deceduto, fu assalita dai dubbi e pensò che forse con la sua decisione lo aveva
ucciso. Rimpianse di aver fatto quella scelta. Si disse che avrebbe dovuto aspettare prima di accettare che
staccassero la spina. I dubbi, i rimpianti, il senso di colpa si impadronirono di lei. In poco tempo vide le sue mani
gonfiarsi e deformarsi.
→ Artrite gottosa o gotta: malattia caratterizzata dall’aumento della quantità di acido urico nell’organismo che
causa dolori articolari intensi, che spesso cominciano nell’alluce del piede ma che possono colpire anche mani,
ginocchia e, più raramente, spalle, gomiti, polsi e caviglie.
I dolori iniziano in modo insidioso e aumentano di solito durante la notte, per poi attenuarsi il mattino.
Non si deve confondere la crisi di gotta con la malattia. Una crisi acuta può sopravvenire e sparire durante qualche
giorno, mese, anno o non più riapparire.
La malattia, invece, è cronica ed è causata da un eccesso di residui di urati nei tessuti. Chiaramente, se i sintomi non
vengono riconosciuti e compresi, le crisi possono evolvere verso la malattia e le sue complicazioni. Colpisce
soprattutto le persone sopra i cinquant’anni, mentre le crisi di gotta possono venire a persone di tutte le età, compresi
gli adolescenti.
→ Crisi di gotta: la crisi di gotta corrisponde a un’esplosione emotiva, a un «troppo pieno» che vuole dire: «State