Page 26 - Il grande dizionario della metamedicina
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Mi sento diviso fra due situazioni nell’attesa che una delle due si concretizzi?
     → Fistola anale o ascesso: vedi anche Fistola.
     C’è una situazione che riguarda la fine di un processo in corso che mi procura rabbia perché  le cose non si
     concludono come vorrei?
     Provo rabbia perché non riesco a vedere la fine di una situazione problematica?
     → Prurito anale: può dipendere dalla difficoltà di lasciar andare qualcosa che consideriamo parte di noi stessi,
     una cosa o una persona da cui non riusciamo a staccarci. Può trattarsi di un’azienda, della casa, di un figlio, del
     padre, della madre o di un parente anziano.
     Quando il bambino è piccolo e usa il vasetto per la prima volta, gli sembra strano di «gettare via» le feci perché è
     abituato alla sensazione che siano parte di lui. Allora gli si dice: «Su, dì ciao ciao alla cacchina!» Diventati adulti,
     la relazione con questa parte del corpo che dobbiamo lasciare andare è stata dimenticata. Ma nel momento in cui ci
     troviamo in una situazione nella quale non riusciamo a staccarci da una cosa che consideriamo essere parte di noi,
     veniamo ricondotti alle nostre prime esperienze anali.
     Una ragazza soffriva di prurito anale. Inizialmente il medico che l’aveva visitata aveva pensato alla presenza di
     parassiti,  ma  gli  esami  avevano  in  seguito  dato  esito  negativo.  Il  padre  della  ragazza  in  quel  periodo  doveva
     assentarsi per motivi di lavoro e la madre notò che i problemi della figlia corrispondevano alle assenze del marito.
     Una delle partecipanti ai miei seminari che soffriva di prurito anale era molto attaccata ai genitori che avevano più
     di ottant’anni, e temeva il momento della loro morte. Non poteva accettare di doverli lasciare. Bastava che uno dei
     due si ammalasse perché i suoi pruriti aumentassero.
     Che cosa mi preoccupa di ciò da cui mi devo staccare?
     Faccio fatica a lasciar andare quella che considero una parte di me stesso?

     Per guarirne bisogna imparare a distaccarsi, lasciar andare. Per sapere come, vedi Allergie.
     →Polipo anale:
     Mi sono forse sentito incastrato in una situazione di cui non vedevo la fine?
     Una  partecipante  ai  seminari  mi  interrogò  a  proposito  di  questo  disturbo  che  le  rendeva  difficile  l’evacuazione
     intestinale. Le domandai se per caso non si trovava in una situazione da cui voleva fuggire per il fatto di non vederne
     la fine. Mi raccontò allora di sua madre che seguiva dei trattamenti di chemioterapia per un cancro alle ossa. Non ce
     la faceva più ad assisterla e a vederla soffrire così tanto e pensava: «Che guarisca o che muoia, non ce la faccio più
     a vederla soffrire».
     ANORESSIA:  con  questo  termine  si  indica  una  perdita  dell’appetito,  che  può  essere  temporanea  –  legata  a
     preoccupazioni di ordine emotivo, o per una malattia – o invece permanente. In quest’ultimo caso si parla piuttosto
     di anoressia mentale o nervosa, anche se si continua a usare la sola parola «anoressia». La malattia può avere
     origini diverse, anche se quella di tipo mentale o nervosa, in cui la persona non ha mai fame o mangia senza appetito,
     esprime una perdita del gusto per la vita. La vita, così come il nutrimento, non interessano più o molto poco.
     Ecco alcune cause legate a ciò che chiamiamo anoressia:
     – Può essere la paura di ingrassare, di non corrispondere al modello che ci viene dal nostro gruppo di amici.
     Sono ossessionata dall’idea di ingrassare?
     – Può essere la paura di sentirsi in colpa per quello che si prende, di conseguenza si cerca di prendere il meno
     possibile.
     Anabelle è anoressica. Suo padre continua a dire ai figli: «Mi mangiate tutti i risparmi…» Per Anabelle, l’idea di
     mangiare equivale all’essere un peso per le economie del padre. Prende quindi il minimo possibile, per lasciare il
     resto a lui.
     Ho paura di prendere troppo spazio o di essere motivo di spese eccessive per gli altri?

     –  Può  essere  un bisogno  di  controllo.  Esercitando  questa  forma  di  dominio  sul  proprio  corpo,  l’anoressico  ha
     l’impressione di poter gestire la propria esistenza e di non lasciarla in mano agli altri.
     Nell’intenzione di essere dei buoni educatori, i genitori di Jasmine non si rendono conto del controllo che esercitano
     sulla vita della figlia. Jasmine pensa: «La sola cosa su cui posso avere il controllo è l’alimentazione, sono io che
     controllo quello che do al mio corpo».

     Sento il bisogno di mettere alla prova i limiti del mio corpo, per provare a me stessa di possedere il controllo
     della mia esistenza?

     – Infine, l’anoressia può essere il segnale di una mancanza di speranza o di gioia di vivere. Ci si può sentire soli,
     incompresi, abbandonati da coloro che amiamo.
     Mi sono sentito rifiutato, incompreso, poco amato, al punto da non aver più fiducia nella vita e di non trovare
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