Page 96 - Mani in alto
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Il registro del signor Nanni















           Il maresciallo Farolfi ha appena pranzato.

           Tutti i giorni, alle dodici e trenta in punto, si siede in trattoria per mangiare un
          piatto delle speciali tagliatelle della Gigina.
           Un filo d’olio nell’acqua di cottura e una noce di burro nel ragù fanno la differenza.
          A dire il vero la signora Luigia, per tutti Gigina, tagliatelle così speciali le prepara

          solo per lui.
           «È una persona così a modo…» dice quasi a scusarsi con gli altri clienti.
           Sarà per via di quei baffetti all’Amedeo Nazzari o per il fascino della divisa,
          insomma quelle tagliatelle meritano anche un quartino di vino rosso.

           «Ci beva bene un bel bicchiere di vino rosso…» suggerisce la Gigina. «Altrimenti
          le tagliatelle con l’acqua galleggiano…» aggiunge con un sorriso che allude ad altri
          piaceri.
           Il maresciallo sta rientrando in questura con ancora il sapore del ragù sui baffi,

          quando un agente gli sa fa incontro trafelato sventolando un fonogramma.
           «Dalla centrale di Roma dicono di fare dei controlli sulla nuova Fiat 1400, ne
          cercano una color avana, pare che c’entri con la rapina di Trastevere» grida tutto
          d’un fiato.

           «Ma di quel colore non l’abbiamo vista dal signor Nanni l’altro giorno?» dice
          Farolfi mentre le tagliatelle della Gigina sobbalzano nello stomaco.
           «È vero maresciallo, l’abbiamo vista lunedì pomeriggio… gran macchina… gran
          macchina… potessi averla io».

           Mentre l’agente continua a divagare sulla 1400, Farolfi ha già girato i tacchi per
          dirigersi a passo svelto verso il noleggio di Nanni.


           «Buongiorno, signor Nanni».
           «Buongiorno a voi, maresciallo…»
           «Come andiamo con questa attività, tutto bene?»
           «Gli affari vanno bene, non possiamo lamentarci, se pensiamo che fino a poco

          tempo fa eravamo sotto i bombardamenti, mi viene sempre in mente quella volta che
          suonarono le sirene e subito iniziarono…»
           Il signor Nanni, quando iniziava a raccontare della guerra, attaccava una solfa e non
          la finiva più. È pur vero che era rimasto intrappolato diverse volte sotto i

          bombardamenti e aveva visto la morte in faccia, ma oggi ormai quegli anni sono
          lontani.
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