Page 62 - Mani in alto
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Farolfi è sempre stato una guardia















           Farolfi Giuseppe, in fondo, è sempre stato una guardia.

           Durante l’appello in classe Farolfi Alfonso veniva prima di lui. Non erano parenti,
          ma a Scafati in tanti portavano lo stesso cognome e per comodità la maestra quei due
          li aveva perfino messi in banco insieme. Distinguerli non era difficile: Alfonso alto e
          magro mentre Giuseppe piccoletto e paffutello, ma per tutti i compagni Farolfi

          Giuseppe era semplicemente la guardia.
           Quando giocano a guardie e ladri, i bambini solitamente fanno a gara per stare con i
          ladri, perché è più eccitante scappare e nascondersi che rincorrere e cercare.
           A Giuseppe invece quel compito piaceva.

           Gli amici lo prendevano in giro per questa sua propensione, ma lui non se ne
          dispiaceva. A volte lo chiamavano commissa’ e lui invece di prendersela, dentro di
          sé era contento. Quando un adulto gli chiedeva cosa volesse fare da grande, lui
          rispondeva senza esitazione: «Il poliziotto!»

           Quando giocavano a guardie e ladri, infatti, era lui che si offriva per indagare e
          cercare il posto dove si poteva nascondere quello o quell’altro. Aveva individuato e
          memorizzato anche i nascondigli più segreti nei cortili o tra i canneti giù verso il
          fiume.

           Il primo incarico di un certo rilievo lo ebbe a Milano quando, appena terminata la
          guerra, giravano molte armi e le rapine erano all’ordine del giorno. Per le strade
          della metropoli scorrazzavano quelli della Volante Rossa. Si spostavano in gruppo a
          bordo di un camion e indossavano giubbotti di pelle marrone con il collo di

          pelliccia.
           Il maresciallo Farolfi seguiva fino a tarda notte quei giovanotti che davano la caccia
          ai fascisti.
           Per fortuna adesso i militanti comunisti si sono un po’ calmati. Forse a causa delle

          difficoltà quotidiane: figli, famiglia, lavoro, la fabbrica con i suoi problemi e le
          relative rivendicazioni. Farolfi arriva persino a condividere certe proteste sindacali.
           Mentre fa ritorno al commissariato, osserva da vicino quelle figure e quei volti. Gli
          passano accanto a frotte, a piedi, in bicicletta, qualcuno corre per prendere il tram,

          avverte distintamente l’odore d’officina che hanno addosso. Odore di lavoro e
          sudore, brava gente che si guadagna il pane, altro che quei mascalzoni che non hanno
          voglia di lavorare e preferiscono rubare.
           A Farolfi piace camminare e farsi accarezzare da pensieri che danno un significato
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