Page 36 - Mani in alto
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Binasco, lunedì 2 ottobre. Ore 11
La mattina è fredda, una leggera e insistente pioggerellina scende sin dalle prime
luci dell’alba.
Binasco è un paesino che dista appena trenta chilometri da Milano e ospita
un’invitante Cassa di Risparmio.
Un distinto signore con cappello grigio e impermeabile chiaro sta per varcare il
portone della banca. Dal bavero dell’impermeabile s’intravvede una cravatta grigia
intonata al cappello. L’uomo entra con passo deciso, si ferma un attimo, estrae un
accendino da diciottomila lire dalla tasca e si accende una Camel mentre con
l’occhio sinistro scruta il bancone. L’atrio è sgombro di gente, solo una signora
anziana davanti allo sportello della cassa.
«Buongiorno, sono l’ingegner Müller vorrei conferire con il direttore…» esclama
con voce ferma il distinto signore all’usciere.
Nel frattempo nella filiale è entrato anche Romano, indossa una giacca scura e si
avvicina alla cassa. Davanti a lui la signora anziana ha appena depositato diecimila
lire. Romano si guarda attorno lisciandosi distrattamente i capelli con un pettine
tascabile.
Fuori dalla banca Daniele passeggia davanti alla 1100 nera.
Daniele ha il volto teso, sarà lui a fare da palo, ruolo che lo innervosisce.
Restarsene fuori fermo ad aspettare mentre gli altri dentro sono in azione lo
indispone. Gli sembra quasi che Maria lo possa vedere, come al tempo di quando si
erano conosciuti.
Era l’estate del ’44 e i contadini per protesta non volevano trebbiare il grano. I
volontari della morte erano ragazzotti con divisa e moschetto che cercavano
d’imporre la volontà dei padroni. Daniele aveva appena sedici anni e si era
arruolato tra questi fascisti per non starsene con le mani in mano, mentre tutti
combattevano di qua o di là. Aveva subito notato Maria in mezzo a quei contadini:
una bella quattordicenne con il corpo da donna e gli occhi da bambina. Daniele le
passò accanto lanciandole un’occhiata maliziosa, garbatamente ricambiato da un
lieve sorriso.
Daniele ricorda bene quel sorriso, non lo scorderà mai, neanche adesso che
accende un’altra sigaretta facendo il palo davanti alla Cassa di Risparmio.
Luigi ha spento il motore e canticchia malamente Nessun dorma.
Paolo e Romano escono uno dopo l’altro dal portone principale della Cassa di