Page 120 - Mani in alto
P. 120
Antivigilia di Natale, 1974.
Penitenziario di Porto Azzurro, isola d’Elba
Ormai sono quasi ventidue anni.
Quanti giorni ci sono in ventidue anni? E quante ore di luce ci sono in tanti
interminabili giorni?
La mano sulla tela ha avuto modo di esercitarsi nei lunghissimi giorni di solitudine.
Sulla tela, giorno dopo giorno, prendono forma immagini decise, colori vivaci con
larghe pennellate di nero. Paolo ha imparato che il nero è la somma cromatica di tutti
i colori dell’arcobaleno. Colori vivi e intensi prendono vita sulla tela, pennellate che
si susseguono con il passare dei giorni, dei mesi, degli anni.
Dipingere aiuta a tenere viva l’anima mentre il tempo scorre lentamente.
Paolo sta ancora scontando l’ergastolo, le vicende di quel 16 dicembre sono ormai
un lontano ricordo.
Quando la figlia di Daniele e Maria svela la sua identità, Paolo rosicchia
lievemente il bocchino della pipa, mentre il detenuto che sta leggendo I tre
moschettieri lo guarda stupito.
«Allora io dovevo conoscere anche suo padre…»
«Sì lo conosceva bene, mio padre si chiamava Daniele Farris».
A Paolo scorrono in un lampo un mare di ricordi, dopo ventiquattro anni
riemergono tutti i giorni trascorsi con Daniele e Romano. Dagli anni a San Giovanni
in Monte alle imprese a Binasco, a Genova, i ristoranti, i night e le belle donne.
«Suo padre era un amico e ci volevamo bene, per me era come un fratello».
La giovane giornalista si porta le mani dietro al collo e si slaccia la catenina d’oro.
«Mia madre prima di morire mi ha pregato di mostrarle questa…»
Paolo volge lo sguardo alla medaglietta della catenina, la prende in mano, la
soppesa, osserva la madonnina. Poi la rigira lentamente e legge la vecchia iscrizione
che Daniele si era fatto incidere uguale a quella del suo braccialetto d’oro.
Tre parole fecero irruzione nella stanza.
Nonostante la grafia garbata, nonostante le lettere in un corsivo elegante e discreto,
tre parole restarono sospese in aria per un istante interminabile.
«Mamma, fu destino!»
Anche sulle medagliette d’oro le lettere vanno cesellate lentamente con minuzia e
cura, con amore si potrebbe arrivare a dire.