Page 123 - Mani in alto
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Nota dell’autore















           I fatti di cronaca raccontati in questo romanzo sono realmente accaduti ma sono qui

          trasfigurati per esigenze narrative. Alcuni personaggi sono esistiti veramente, altri
          sono di fantasia, in ogni caso agiscono tutti in maniera fittizia. Tuttavia, se qualcuno
          si sentisse in qualche modo oltraggiato desidero scusarmi anticipatamente.
           I nomi dei protagonisti: Paolo Casaroli, Romano Ranuzzi e Daniele Farris, sono

          veritieri, così come lo sono quelli degli agenti di polizia Giuseppe Tesoro e
          Giancarlo Tonelli. Invece gli altri personaggi sono di pura invenzione.
           Per documentarmi ho consultato diversi quotidiani dell’epoca, in particolare: «Il
          Giornale dell’Emilia», «La Stampa», «Il Nuovo Corriere della Sera» e «l’Unità».

          Ho letto con interesse i libri La Banda Casaroli di Vancini e Bassoli e Italia
          criminale di Cristiano Armati. Ho rivisto il film La banda Casaroli di Florestano
          Vancini e il video dell’intervista a Paolo Casaroli di Enzo Biagi.
           Questo libro è comunque soprattutto un romanzo e come tale va letto e considerato;

          liberamente tratto da fatti di cronaca, non intende affatto fornire una ricostruzione
          storica.
           Due esempi su tutti.
           Il colore della Fiat 1400 usata per l’ultima fatale rapina: su alcuni quotidiani viene

          indicato il colore grigio, in altri il colore avana.
           Il colore più appropriato a me è sembrato quello avana.
           Nei lunghi anni di detenzione Paolo Casarolì è stato rinchiuso in diverse carceri: da
          Porto Azzurro a Ragusa, da Fossombrone a Parma.

           Per ambientare l’antivigilia di Natale del 1974 mi è parso più indicato quello di
          Porto Azzurro, dove poteva filtrare una luce speciale dalla finestra.
           E così è stato.
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