Page 1818 - Shakespeare - Vol. 4
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               Consunto da fatica, corro presto a letto

               caro ristoro al corpo distrutto dal cammino;
               ma allor nella mia testa s’apre un’altra via
               a stancar la mente or che il mio corpo ha tregua.
               Svelti i miei pensieri da lontano ove dimoro

               volgono in fervido pellegrinaggio a te
               e tengono spalancate le mie palpebre pesanti
               scrutanti quelle tenebre che il cieco sol conosce:
               ma ecco che la vista immaginaria del mio cuore

               presenta la tua ombra al mio sguardo senza luce,
               che, simile a diamante sospeso nel buio più nero,
               fa la cupa notte bella e il suo vecchio volto nuovo.
                               Così di giorno il corpo, di notte la mia mente

                               per colpa tua e mia non trovano mai pace.
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