Page 1788 - Shakespeare - Vol. 4
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Sonnets,  New  York  1976;  S.  Booth,  introduzione  e  commento  in
          Shakespeare’s  Sonnets,  New  Haven-London  1977;  K.  Muir,  introduzione  e
          commento  in Shakespeare’s  Sonnets,  London  1979;  G.  Hammond, The
          Reader  and  Shakespeare’s  Young  Man  Sonnets,  ivi  1981;  R.S.  Virgillito,

          Introduzione  a  W.  Shakespeare, Sonetti  d’amore,  Roma  1984;  S.  Wells,
          Introduzione a Shakespeare’s Sonnets, Oxford 1985; J. Kerrigan, The Sonnets
          and the Lovers Complaint, Harmondsworth 1986.
          Si vedano ora il saggio introduttivo e il ricco commento di A. Serpieri nell’ed.

          cit. del 1991.
                                                                                                              R.R.




          Nota della traduttrice

          Questa traduzione, il più vicina possibile al testo inglese, mira solo ad essere

          uno studio comprensibile e facile per chi si avvicina al poeta e si cimenta a
          leggere i suoi tanto discussi Sonetti.
          Questo è stato il mio intento per il quale mi sono scontrata con le infinite
          contestazioni causate dall’ambiguità di molti versi, che da secoli fa versare

          fiumi d’inchiostro.
          Ringrazio perciò tutti coloro che mi hanno aiutato, mettendomi a disposizione
          testi  e  documenti;  prime  in  assoluto  le  Direzioni  delle  Westminster  City
          Libraries di Londra che mi hanno aperto le porte alla British Library del British

          Museum e i professori Hussein Syed, Moira Halkyard, Harold Dennis Jones,
          Frances  Ong  di  Londra  e  Anne  Pasternak  Slater  di  Oxford  che  mi  hanno
          offerto la loro collaborazione.
          Sono grata a Marta Mainardi e Maria Lorenza Congedo di Milano che hanno

          pazientemente riordinato i miei manoscritti.
          Fra  i  testi  consultati,  elencati  in  fondo  al  volume,  mi  sono  stati
          particolarmente  utili  quelli  di  Dowden,  Ward-Waller,  Robertson,  Coleridge,
          Campbell, Krieger, Levin, Frye, Shaw, Martin, Melchiori e Serpieri.

          La poesia di Shakespeare, come quella di Dante e Michelangelo, è così vasta
          e risonante che è difficile percepirne la giusta misura e il suono. Io ho cercato
          di portarne l’eco, con la speranza che non sia troppo discordante.
          Il testo seguito è sostanzialmente quello dell’edizione a cura di A.L. Rowse,

          Macmillan and Co. Ltd., London 1964.




          Testi consultati dalla traduttrice
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